Sto ascoltando “Le voci della rosa”. Le virgolette sono obbligatorie, quando si cita il titolo di una qualche opera, ma qui ancora più che necessarie, dovute: Le voci della rosa è infatti un libro scritto da Elisabetta Motta. Ma è, appunto, un libro che si ascolta e che si guarda. Facendo un po’ di ordine: Elisabetta Motta – autrice di alcuni volumi di critica letteraria, curatrice di edizioni d’arte, organizzatrice di eventi culturali – negli ultimi anni, con la Casa della Poesia di Monza, ha realizzato presso la Villa Reale di Monza una manifestazione dedicata alla Rosa, intitolata La Bella di Monza, coinvolgendo poeti, musicisti, attori, danzatori. Da questa esperienza è nato questo libro: ha scelto nove poeti che lei ha incontrato personalmente nel corso degli anni e, sui testi che questi autori hanno dedicato a questo fiore da sempre protagonista di pagine poetiche, ha costruito uno straordinario percorso. Non si tratta di una semplice antologia, ma di un vero e proprio attraversamento di alcune delle esperienze poetiche più significative della contemporaneità.
Elisabetta Motta possiede un grande dono: è una lettrice attenta che sa restituire la profondità e le misteriose suggestioni della poesia con chiarezza e semplicità, sapendone conservare tutta la complessità. Nel suo percorso analizza i testi di Donatella Bisutti, Davide Ferrari, Fabio Franzin, Tiziano Fratus, Mariangela Gualtieri, Franco Loi, Alberto Nessi, Fabio Pusterla – e anche del sottoscritto – mettendo in luce il legame profondo che vive tra il fiore protagonista dei testi e la poetica complessiva e anche la vita stessa dei poeti. Esattamente come la poesia mette sotto la luce la realtà del mondo, l’autrice qui mette sotto i riflettori le parole con cui i poeti, raccontando la rosa, rincorrendone il suo mistero, inseguono la realtà stessa, facendo i conti con le grandi domande dell’esistenza.
Il libro si legge d’un fiato: anche nei passaggi in cui i testi poetici sembrano azzardare legami e strutture impervie, la felice vena ermeneutica di Elisabetta Motta accompagna il lettore a sporgersi vertiginosamente – come la rosa di una poesia di Fabio Pusterla contenuta nel volume – dalla rupe sotto l’abisso sottostante e a restare lì con dentro gli occhi la luce e l’ombra, il profumo e il dolore che è della rosa e del mondo intero. Ma il libro, edito da Pendragon, è tre volte prezioso, perché ulteriormente arricchito dal lavoro di due artisti che hanno a loro volta letto le poesie e ne hanno tratto ispirazione per comporre le loro opere. Luciano Ragozzino ha realizzato dieci acquerelli, riprodotti poi nel volume all’inizio di ogni capitolo, ciascuno ad accompagnare un autore. E Vincenzo Zitello, il più celebre arpista italiano, ha composto dieci pezzi musicali che sono ascoltabili attraverso un QR code posizionato invece alla fine di ogni capitolo. Le composizioni, tutte originali e orchestrate dallo stesso Zitello e suonate con altri importanti musicisti italiani, sono anche confluite nel CD che ha lo stesso titolo del libro, Le voci della rosa.
Ecco, allora: io sto qui e ascolto le voci della rosa, il rincorrersi dell’arpa Clarsach di Zitello e l’organetto diatonico, il violino, la ciaramella; ascolto l’oboe che duetta con l’ephonium e il flicorno. E rimango sopraffatto quando arrivano le note del bandoneon di Daniele Di Bonaventura a raccontare un tango di lacrime e d’amore. Lo so, ci potrebbe stare un’accusa di conflitto d’interessi, visto che questo è il pezzo che Zitello ha scritto sulla mia poesia. Ma resto qui, imposto nel mio vecchio lettore il tasto Repeat e ascolto di continuo come se fossi dentro un film. A volte ci sono esperienze estetiche grandi, capaci di rivelarci – come dicevo in un mio testo pubblicato qualche anno fa – che nel mondo “ci sono cose/ buone per sempre, che non/ si chiudono mai, rimangono/ lì, aprono vie accanto e ci fanno/ compagnia da lontano, allungano/ dopo le loro braccia, la mano/ a farsi ascoltare di nuovo,/ ti toccano ancora in un posto/ segreto da dove li conosci/ e ridi come loro di niente,/ di questo andare e venire,/ assecondi questo prendere/ e dare che è più grande di loro/ e di te, che è lui così grande,/ che è lui la mano che tiene,/ nessun cerchio, nessun filo,/ un’aria buona da starci dentro,/ ogni cosa custodita lì, pietà,/ inaspettata e necessaria”.
Le voci della rosa è un importante viaggio che l’autrice compie attraverso un coro di voci della poesia contemporanea; quelle voci e la stessa voce dell’autrice entrano in una felice risonanza armonica con le voci di Ragozzino e Zitello, tutte insieme consegnandoci l’inafferrabile imperscrutabilità della rosa, dei suoi accenti, dei suoi profumi, delle sue luci e delle sue ombre. Che sono poi la stessa voce del mondo che la poesia continuamente insegue e che dalla poesia continuamente fugge via.
Domenica 22 gennaio alle ore 21 Elisabetta Motta presenterà il suo libro, i poeti leggeranno uno dei loro testi, si ascolteranno alcuni brani di Vincenzo Zitello all’interno del programma Poesia e Musica Italiana su Radio Cantù.
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