Ho avuto la fortuna di partecipare alla presentazione del volume Mostri e prodigi. Mito, arte e letteratura dall’antichità ai nostri giorni (Edizioni Pendragon, 2021), un’opera di Elisabetta Motta, insegnante, critico letterario, curatrice di edizioni d’arte raffinate, organizzatrice di eventi culturali. E proprio di evento bisognerebbe parlare a proposito della serata di presentazione del suo libro, un viaggio nel mondo affascinante di alcune creature presenti nella mitologia antica e ancora oggi protagoniste nel patrimonio letterario, artistico e filosofico.
In poco più di 200 pagine, l’autrice si occupa di queste otto figure: la sirena, il basilisco, l’unicorno, la fenice, la chimera, il grifone, il centauro, il drago. Ogni capitolo del libro – ognuno dedicato a una di esse – è introdotto dalla riproduzione di un’acquaforte originale di Luciano Ragozzino, che reinterpreta in modo personale l’ampia e variegata iconografia dedicata nei secoli a questi mostri. Mostri che, come afferma Motta nella sua introduzione, sono da intendersi nell’accezione originaria di monstrum, cioè come esseri la cui anomalia costituisce un avvertimento e che come tali contengono già in sé anche il prodigium, il segno profetico capace di svelare cose future.
L’autrice ripercorre significati e interpretazioni che di questi esseri si sono succeduti nel tempo, fornendo un completo percorso storico-simbolico, addentrandosi tra i testi con chiarezza e ricchezza di riferimenti, ben consapevole – con Ernst Jünger – “che non si torna indietro verso il mito, ma che il mito lo si incontra di nuovo quando il tempo vacilla fin dalle fondamenta sotto l’incubo di un pericolo estremo”. Il libro, che può essere proposto anche come un valido strumento di approfondimento per studenti più o meno giovani, non è da considerarsi semplicemente come l’esito di un lavoro erudito.
Lo si capisce anche dalla struttura che l’autrice ha voluto dare alla sua opera, chiedendo a otto importanti poeti contemporanei di cimentarsi con un testo originale sulle figure mitologiche indagate. Giusto citarli tutti qui: Paola Turroni, Matteo Marchesini, Giuseppe Conte, Giancarlo Pontiggia, Fabio Pusterla, Tiziana Cera Rosco, Valerio Magrelli, Davide Ferrari. Questi testi e il commento che l’autrice vi dedica vanno poi a chiudere il capitolo: il mostro, il prodigio indagato nelle diverse forme dell’arte e della letteratura, riletto e reinterpretato oggi sprigiona nuovi significati e suggerisce nuove direzioni. Ma il libro non è mica finito qui: la sua architettura prevede anche la possibilità di ascoltare della musica.
All’inizio di ogni capitolo, prima dell’acquaforte di Ragozzino, c’è un “QR code” – si chiama così, mi dicono – per me è uno strano prodigio già questo, una magia di francobollo che, una volta inquadrato con il cellulare, rimanda a una pagina di Youtube da cui partono le note di un’arpa che ti graffia il cuore e ti commuove come poche cose sanno fare. Tra parentesi: anche mentre scrivo questo pezzo, quella musica – che adesso ho recuperato su un più semplice, antico e umano, per me, compact disc – di Vincenzo Zitello mi accompagna. In realtà, come ho scoperto durante la serata di presentazione, il libro nasce dopo la musica: l’arpa di Zitello ha chiamato in causa Elisabetta Motta che ha accettato la sfida del grande musicista e ha costruito il suo libro durante l’intero periodo della pandemia. A esorcizzare, forse, quel mostro invisibile che ha oscurato la nostra vita negli ultimi due anni.
Ecco perché la serata di presentazione è stata un vero e proprio evento: c’era Elisabetta Motta con la sua ricerca, c’era Luciano Ragozzino con le sue acqueforti, c’era Vincenzo Zitello con la sua arpa e c’erano Davide Ferrari e Paola Turroni, due dei poeti presenti nel libro, che non hanno solo letto i loro testi, ma hanno prestato la loro voce agli autori che Elisabetta Motta ha convocato lì per quella serata e nel suo libro: da Dante a Campana, da Rilke a Tomasi di Lampedusa. Certo, anche la cornice della sala del piano nobile della Villa Reale di Monza – con i suoi stucchi e i suoi cristalli appesi sopra le nostre teste – ha fatto molto. Ma se vi capitasse di sentire che c’è in giro una presentazione di questo libro, non mancate. E nel frattempo leggetelo questo libro, guardatelo, ascoltatelo: io continuerò ad ascoltarlo, ad ascoltare le voci delle sirene anche adesso, anche se ho finito di scrivere.
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