Da alcuni giorni è in libreria l’ultimo libro di Luca Ricolfi, La notte delle ninfee. Come si malgoverna un’epidemia (La nave di Teseo, 2021), un testo che chiunque voglia capire cosa sta succedendo deve assolutamente leggere.
Ricolfi, probabilmente il più grande sociologo italiano vivente, nonché uno dei pochissimi commentatori politici che si basi sui numeri e sui fatti anziché sulle chiacchiere e sui pregiudizi, cerca infatti di rispondere alla domanda che tutti ci dovremmo fare e che invece nessuno si fa, ovvero: come è possibile che i paesi che stanno peggio di tutti, cioè gli Usa e i principali paesi europei, siano proprio quelli che dovrebbero stare meglio, essendo i più ricchi e i meglio attrezzati dal punto di vista scientifico e tecnologico?
Per farlo, Ricolfi parte da un esempio tanto semplice quanto efficace, che dà al libro il suo titolo, a prima vista un po’ strano: quello di un lago infestato da una specie di ninfee che si riproducono esponenzialmente, raddoppiando di numero ogni giorno. Siccome all’inizio la crescita è molto lenta, il custode non se ne cura. Comincia a preoccuparsi solo quando le ninfee hanno invaso un quarto del lago, ma siccome è venerdì, per non rovinarsi il weekend decide di intervenire lunedì, pensando che in soli due giorni la situazione non potrà peggiorare molto. Invece lunedì mattina scopre che le ninfee hanno ormai coperto tutto il lago, soffocando ogni forma di vita al suo interno e rendendo enormemente più difficoltoso e meno efficace l’intervento di ripulitura.
Ebbene, le epidemie funzionano allo stesso modo e proprio il fatto di non averlo capito e soprattutto di non averne tratto le dovute conseguenze operative sta alla base dei gravissimi errori commessi dall’Oms e dai governi occidentali, con la connivenza pressoché totale dei mass media e degli “esperti” che essi stessi si sono scelti e che in realtà molto spesso non sono affatto tali. I veri esperti, invece, non sono mai stati ascoltati, benché fin da marzo abbiano ripetutamente tentato di suggerire misure più adeguate, come quelle prese in quelli che Ricolfi chiama i “paesi lontani”, cioè i paesi avanzati dell’Asia e dell’Oceania, che hanno domato o addirittura eliminato il virus già da diversi mesi, tant’è vero che da loro la cosiddetta “seconda ondata” non c’è mai stata, così come non c’è mai stata nemmeno in alcuni paesi europei, come Norvegia, Finlandia, Danimarca e Irlanda.
Ma in realtà è il concetto stesso di “ondata” che è fuorviante, perché suggerisce l’idea di un evento naturale che si verifica indipendentemente dalle nostre scelte, che possono solo ridurne in misura maggiore o minore l’impatto. Invece, come Ricolfi dimostra in modo tanto rigoroso quanto chiaro, anche per chi non ha alcuna preparazione matematica, le “ondate” (che non sono altro che un modo diverso di chiamare l’aumento dei contagi) sono causate dalle nostre scelte. Dunque, la colpa di ciò che è accaduto non è affatto della gente che non rispetterebbe le regole, come giornali e televisioni continuano ossessivamente a ripetere, bensì dei governi, che hanno imposto regole drammaticamente sbagliate e ora cercano di scaricare sui cittadini la responsabilità della loro inefficacia.
In particolare, Ricolfi demolisce impietosamente non solo il mito del “modello Italia”, a cui ormai non crede più nessuno, ma anche il mito “di riserva”, che invece resiste ancora tenacemente, per cui almeno nella prima fase saremmo stati bravi. Invece no: l’Italia è sempre stata il peggior paese al mondo dopo il Belgio e nella prima fase ha fatto perfino peggio che nella seconda, dato che allora non solo i “paesi lontani”, ma anche moltissimi paesi dell’Europa del Nord e dell’Est avevano contenuto il virus meglio di noi, anche se poi molti hanno rovinato tutto riaprendo troppo presto al turismo internazionale.
La cosa più impressionante, comunque, è che Ricolfi dimostra che perfino le misure del tutto inadeguate messe in atto dal nostro governo, se solo fossero state adottate un po’ prima e nell’ordine giusto (prima le misure più dure e dopo quelle più leggere), avrebbero potuto evitare l’85% dei contagi, consentendoci una vita “quasi normale”, con poche migliaia di morti e danni molto limitati all’economia.
Non è vero, quindi, come sempre ci viene detto, che i politici sarebbero di fronte al difficilissimo compito di trovare un equilibrio tra le opposte esigenze di tutelare la salute o tutelare l’economia. Al contrario, ovunque si sono prese misure drastiche e precoci i contagi sono stati rapidamente abbattuti e anche l’economia ne ha risentito pochissimo, mentre il vero disastro, sia per l’economia che per la salute, si è avuto proprio dove, come da noi, si è scelto di puntare a convivere col virus anziché eliminarlo.
Rendersi conto di tutto questo non è importante solo per la verità storica, ma anche per evitare di ripetere questi tragici errori in futuro, a cominciare da quello prossimo: perché, se anche i vaccini dovessero funzionare secondo le previsioni più ottimistiche (cosa per nulla certa, visto il drammatico ritardo sulla tabella di marcia prevista, certo non attribuibile solo alla Pfizer), non ne verremo comunque fuori prima dell’estate, a cui mancano ancora diversi mesi. Mesi che, se continueremo così, rischierebbero di mandare il paese in bancarotta, il che causerebbe danni molto peggiori del virus.
Tutto ciò ci insegna anche una grande lezione di metodo, che va ben al di là dell’epidemia in corso. È vero, infatti, che le analisi di Ricolfi sono molto più raffinate e precise di quelle che potrebbe fare una persona comune, ma è altrettanto vero che almeno le conclusioni di portata più generale sono invece accessibili a chiunque. Purché, però, si parta dai dati reali, che sono anch’essi a disposizione di tutti, ma che quasi nessuno va a vedere, compresi, incredibilmente, molti esperti o presunti tali. Quindi, se vogliamo davvero combattere le fake news e capire cosa succede nel mondo, dobbiamo usare Internet per cercare i dati anziché le opinioni: certo, è un metodo emotivamente meno gratificante, ma in compenso infinitamente più efficace.
Tutti gli aggiornamenti sull’andamento dell’epidemia e delle vaccinazioni, insieme agli articoli con le analisi di Ricolfi e dei suoi collaboratori, possono essere seguiti in tempo reale sul sito della Fondazione Hume, diretta dallo stesso Ricolfi.