Nel libro di Jon Savage "L'invenzione della gioventù" la spiegazione del fenomeno delle gang giovanili. Una "invenzione americana"

Il fenomeno delle gang giovanili è da tempo argomento di dibattito e di scandalo sulle pagine dei giornali e sui canali televisivi. Psicologi, sociologi, politici e tanti altri ancora vengono interrogati per capire il perché di quanto succede nelle strade tra ragazzini di età sempre più giovane: scontri, violenze, omicidi, aggressioni fisiche tra gruppi rivali per affermare il controllo territoriale, bullismo (anche tra ragazze). Il tutto mentre nella cosiddetta società civile aumenta la percezione di insicurezza, degrado urbano, sfiducia nelle istituzioni.



Ci si chiede da dove nasca tutto questo e cosa stia succedendo a giovani e giovanissimi. In realtà il fenomeno della violenza giovanile e delle gang è tutt’altro che nuovo e ha le medesime ragioni di quanto succede oggi.

Basterebbe che chi si occupa del fenomeno, dai giornalisti ai sociologi, avesse letto l’imprenscindibile libro L’invenzione dei giovani dell’inglese Jon Savage (Feltrinelli), un tomo uscito in Italia già nel 2009 ma probabilmente ignorato dai più.



Un saggio estremamente approfondito, documentatissimo con estratti dai giornali dell’epoca, testimonianze degli studi dei primi sociologi e politici di allora, in cui si documenta come le gang giovanili nascano nella seconda metà dell’Ottocento, in piena rivoluzione industriale e immigrazione di massa, negli Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, come risposta a marginalizzazione, povertà e bisogno di identità, offrendo ai giovani un senso di appartenenza e protezione quando le istituzioni tradizionali e le famiglie non erano in grado di farlo.

Nel libro di Savage, scrittore britannico e giornalista musicale massimo esperto del movimento punk, si delineano quelle che sono le caratteristiche principali dei giovani, dei teenagers, fino alla fine della Seconda guerra mondiale e alla consacrazione definitiva, quando nel giugno 1945 il New York Times annuncia trionfante che “i teenagers sono un’invenzione americana”. Da quel momento in poi il mondo non sarà più lo stesso. Il futuro sarà dei teenagers.



Studenti a scuola durante una occupazione (Ansa)

In America, spiega Savage, le prime gang furono spesso legate a bande di ragazzi nei quartieri poveri di New York (Bowery Boys, Five Points Gang). Erano spesso coinvolte in piccoli crimini, ma anche in conflitti con altre bande per il controllo territoriale. Queste gang, in un contesto dove la società civile era incapace di offrire alcun supporto e le famiglie erano spesso composte da padri alcolisti e madri che lavoravano anche 12 ore al giorno, offrivano a ragazzini che erano avviati al lavoro anche a 8, 9 anni e a quello sfruttamento di massa, protezione dai bulli, da adulti violenti e da altre gang; davano un supporre economico con attività illecite, offrivano identità e uno status a chi non l’aveva, cioè consentivano di sentirsi parte di un gruppo forte e riconosciuto, identificato da rituali e una cultura condivisa.

Erano il prodotto, dice ancora l’autore, di urbanizzazione, migrazioni, povertà e esclusione sociale. Nelle grandi città statunitensi come New York, Chicago e Los Angeles, l’arrivo massiccio di immigrati portò a quartieri densamente popolati e spesso marginalizzati. I giovani, senza reti di supporto, cercavano protezione e identità tra coetanei simili. Molti adolescenti in quartieri degradati non avevano accesso a istruzione, lavoro o svago organizzato. Le gang offrivano sicurezza, appartenenza e mezzi per sopravvivere economicamente, creando una comunità “alternativa” rispetto alla società dominante che li marginalizzava.

Savage spiega poi benissimo come l’industria dell’entertainment si buttò immediatamente su questo potenziale mercato, prima con i film di Hollywood, poi con la musica e infine con l’abbigliamento. Come diceva Pier Paolo Pasolini, il consumismo di massa si sostituì a ogni valore (se ancora ne rimanevano) producendo un mercato infinito.

Tutte cose già sentite? Esattamente, perché è quello che succede ancora oggi nonostante il falso mito di una società moderna ed economicamente avanzata. La grave crisi economica, la mancanza di un nucleo educativo, l’incapacità di chi governa di offrire alternative, la povertà e l’esclusione sociale hanno portato al ripetersi oggi di un fenomeno che ha radici profonde e a cui non si è mai risposto in modo adeguato.

Il libro di Savage affronta numerosi altri temi tutti incentrati sul fenomeno giovanile nel corso dei decenni, come l’emergere di movimenti come i Boy Scouts, il Wandervogel tedesco e la gioventù hitleriana. In sostanza il libro ha la capacità di intrecciare storia, sociologia e cultura popolare in una narrazione coerente e coinvolgente. La sua ricerca approfondita e l’uso di fonti diversificate offrono una prospettiva unica sull’evoluzione della gioventù. Da rileggere e magari usare nelle scuole dove sarebbe utilissimo.

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