Louisa Yousfi, nota giornalista francese, nata da algerini immigrati, dalla sua posizione interna ha commentato, sulle pagine del quotidiano il Manifesto, la particolare situazione che si sta vivendo nelle banlieue (ovvero i sobborghi) di Parigi. Pochi giorni fa, infatti, la notizia del 17enne, Nahel, ucciso ad un posto di blocco nel sobborgo di Nanterre per mano della polizia, ha sconvolto l’opinione pubblica, già reduce dalle recenti contestazioni contro il governo per la riforma pensioni.
Una situazione, secondo Louisa Yousfi, che è tristemente comune in Francia e che nella maggior parte dei casi finisce per colpire i cittadini arabi o neri. “Uno degli assi fondanti del movimento decoloniale”, spiega, “è la lotta contro le violenze della polizia nei confronti degli abitanti dei quartieri popolari, principalmente arabi e neri”. Un tipo di violenza che avrebbe dimostrato come “in Francia esistono cittadini di serie b, le cui vite non hanno lo stesso valore di quelle degli altri cittadini”. Eppure, secondo Louisa Yousfi, quando accaduto a Nanterre “è soltanto l’ennesimo episodio del trattamento coloniale” dei poliziotti nei quartieri popolari, che porta “ogni anno in medi tredici morti per mano della polizia e al 90% sono neri o arabi“.
Louisa Yousfi: “Le vite dei non bianchi sono inferiorizzate”
Eppure, rispetto al passato, secondo Louisa Yousfi sono fortunatamente migliorate, almeno dal punto di vista del fatto che “questa volta abbiamo le immagini di quello che è successo. Immagini forti che rendono difficile la difesa dei poliziotti”. Infatti, se in passato bastava addurre la scusa dei un pericolo per la vita degli agenti, ora è evidente come “non era solo un omicidio ingiustificato, c’era anche il tentativo di nasconderlo”.
Complessivamente, secondo Louisa Yousfi ne emerge come “le vite dei non bianchi sono inferiorizzate” portando alla “fine del mito integrazionista repubblicano secondo cui neri e arabi sono diventati francesi e si sono ritagliati un posto nella società“. Non ci si deve neppure far ingannare dal fatto che lo stato francese abbia condannato e chiesto l’arresto del poliziotto che ha sparato a Nahel, perché per quanto sia una circostanza “inconsueta”, secondo Louisa Yousfi c’è solamente “il concreto timore che la situazione degeneri” come hanno dimostrato le ultime nottate di “rivolte molto estese e violente” che potrebbero portare anche ad una “alleanza, inedita e pericolosa, tra le classi popolari bianche della sinistra e quelle delle banlieue”.
La nuova alleanza tra sinistra e banlieue
Andando avanti nel suo ragionamento sulla situazione francese, la giornalista Louisa Yousfi sottolinea che oggi, fortunatamente “nessuno legittima la criminalizzazione della vittima” come invece si fece in passato, “tutti dicono che non importa la sua condotta, non meritava di morire“. Ma vi sarebbe anche un fatto nuovo, le condanne ferme e precise della violenza poliziesca anche da parte della sinistra, che “si dice pronta a rompere il patto autoritario e ad accogliere le rivolte”.
Oggi, continua Louisa Yousfi, la sinistra ha promesso che “non farà appelli alla calma e che solidarizza senza riserve con i rivoltosi. Tutte le frange antirazziste della sinistra e della estrema sinistra si sono espresse in maniera solidale. Anche l’organizzazione ‘Soulevement de la terre’, un movimento bianco ed ecologista molto forte” ha espresso il suo favore nei confronti delle proteste, schierandosi nella giornata di ieri nella “marcia bianca” organizzata dalla madre di Nahel a Nanterre. Tuttavia, in una situazione così delicata, “bisogna essere prudenti“, perché secondo Louisa Yousfi l’alleanza che si sta designando potrebbe essere tragicamente complicata da fronteggiare.