Luciano Violante: “Referendum decisivo per i 5 Stelle”/ “Se vince il sì, Di Maio…”

- Alessandro Nidi

Sulle colonne de "Il Riformista", l'ex presidente della Camera dei Deputati spiega: "I partiti non ci sono più, esistono le comunità politiche"

Luciano Violante Luciano Violante (LaPresse)

Sulle colonne del quotidiano “Il Riformista” è intervenuto in queste ore Luciano Violante, ex presidente della Camera dei Deputati (ruolo ricoperto nel quinquennio 1996-2001) e storico presidente della commissione parlamentare Antimafia. Immancabilmente, il suo intervento si è aperto con una domanda sul referendum, del quale l’intervistato ha misurato la reale portata politica: Certamente il risultato del referendum avrà effetti sul Movimento 5 Stelle. Se prevale il sì, come pare che tutti quanti dicano, è certo che si consoliderà la leadership di Di Maio e il Movimento vivrà un momento di tranquillità. Se invece dovesse prevalere il no, cosa che oggi appare imprevedibile, è chiaro che i problemi aumenteranno per i 5 Stelle. Sul piano costituzionale, la questione è molto semplice: io credo che i cittadini debbano sapere fino in fondo quali sono le conseguenze del loro voto. Questo è un principio democratico di fondo. Fatto sta che oggi siamo a meno di quattro settimane dal voto e non sappiamo ancora se ci sarà una legge elettorale nuova e quale sarà.

LUCIANO VIOLANTE: “I PARTITI NON ESISTONO PIÙ”

Se la nostra democrazia si è retta, dal Dopoguerra, sul sistema dei partiti, oggi non si può più dire che sia così. Secondo Luciano Violante “la parola ‘partito’ è diventata una parola polisensica e ambigua. Io mi permetto di dire: parliamo di comunità politiche. Perché ‘partito’ trascina ormai di per sé un complesso di significati, torsioni, equivoci, ambiguità che sarebbe meglio mettere da parte. Oggi ci sono comunità politiche? E che cosa sono? Io partirei da qua. Noi abbiamo un mare di votazioni ogni anno. Negli ultimi vent’anni, dal 2000, abbiamo avuto circa un voto ogni cinque mesi. Queste fratture semestrali impediscono alle stesse comunità politiche di crescere”. Per poi aggiungere ancora: “Oggi i partiti sono gruppi sostanzialmente oligarchici, che poi si indirizzano a una platea in gran parte indifferenziata per cercare di spostarla sulle proprie posizioni. Bisogna porsi seriamente il problema di come si ricostituiscono comunità politiche. D’altra parte, vedo che in alcune forze politiche, nello stesso Partito Democratico e nella stessa Lega, ci sono effettive, reali comunità politiche. Altrove? Non lo so”.





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