Makka Sulaev, motivazioni della condanna per omicidio colposo: non fu legittima difesa, uccise il padre per "inesperienza e disperazione". E spuntano audio
MAKKA SULAEV, LE MOTIVAZIONI DELLA CONDANNA IN PRIMO GRADO
Makka Sulaev non uccise il padre a Nizza Monferrato per legittima difesa: l’omicidio fu un misto di disperazione e inesperienza per i giudici della Corte d’Assise di Alessandria che hanno condannato la ragazza a 9 anni e 4 mesi di carcere. È quanto indicato nelle motivazioni della sentenza di primo grado, emessa lo scorso maggio, per la quale la 20enne sta scontando la pena con l’obbligo di firma.
Makka Sulaev agì per evitare che il padre potesse tornare ad aggredire la madre, usando un coltello che aveva acquistato. Non fu legittima difesa perché non c’era attualità di pericolo e perché avrebbe potuto scegliere altre strade, ad esempio allertare le forze dell’ordine.
Non essendoci una situazione di pericolo per la vita, evidentemente la ragazza voleva fare in modo che il padre morisse, quindi è stata ritenuta colpevole di omicidio colposo.

Per quanto riguarda la premeditazione, è stata esclusa dai giudici: l’acquisto del coltello non era una prova in tal senso, ma voleva proteggere se stessa e la mamma. Ma i giudici non hanno tenuto conto, secondo il difensore, del clima di paura quotidiana che viveva Makka Sulaev.
GLI AUDIO DEL DELITTO: LA COLLUTTAZIONE E LA DISPERAZIONE
Nelle motivazioni sono inclusi gli audio dell’omicidio di fatto avvenuto in diretta. Lo riporta Repubblica, spiegando che quelle registrazioni sono state utili per gli inquirenti per la ricostruzione del delitto. Da quegli audio emerge proprio la disperazione della 20enne che voleva proteggere la mamma dall’ennesima aggressione. Gli audio registrano le urla della mamma e dei bambini, si sente anche il padre chiedere a Makka Sulaev perché si stesse scagliando su di lui, ricevendo per tutta risposta il fatto che stesse agendo perché lui stava picchiando la madre.
Dagli audio emerge anche che era presente un’amica che contattò il 112 riferendo che un uomo stava aggredendo i suoi parenti, poi la situazione precipitò, con la colluttazione e le coltellate. La registrazione va avanti con i presenti che si chiedono se l’uomo fosse ancora vivo e si evince che erano in una stanza diversa da quella in cui si era consumato il delitto.
Si sente anche la ragazza che, in preda alla disperazione, minaccia di usare l’arma contro se stessa, poi decide di consegnarlo ai carabinieri arrivati nel frattempo. Non ebbe nessuna esitazione nel confessare di aver colpito il padre e che aveva deciso di registrare audio per raccogliere eventuali prove contro il padre.
