Anche quest’anno Pier Paolo Bellini, General Editor della serie Spirto Gentil, collana discografica di musica classica prodotta e distribuita dalle maggiori case discografiche internazionali e anche ricercatore in Sociologia dei Processi Culturali presso l’Università del Molise, presenta al Meeting di Rimini due appuntamenti di guida all’ascolto. Si tratta di “Mandulinata a Napule: canzoni napoletane” (oggi 23 agosto alle ore 21 in Sala Ravezzi) e i “Preludi” del compositore russo Rachmaninov (domani 24 agosto sempre alle 21 in Sala Ravezzi). Nel corso del primo appuntamento eseguiranno canti della tradizione popolare napoletana il “Trio Napulammore melodie napoletane” mentre Bellini insieme al giornalista Giuseppe Corigliano commenterà le canzoni. Invieranno contributi video Ambrogio Sparagna, musicista di fama nazionale, e l’attrice Marisa Laurito, da qualche tempo Presidente della fondazione canto popolare napoletano. Nella seconda serata invece sarà presente Pietro Beltrani, giovane pianista di talento, che proporrà dal vivo sei dei preludi del compositore russo e ospiti i musicisti Nazzareno Carusi e Christopher Vath. Come si sa la collana Spirto Gentil nacque da una intuizione di don Luigi Giussani, quella di raccogliere con i suoi commenti musiche e canti da lui prediletti. Come ci ha detto Bellini, “Giussani identificava nella parola cuore quella esigenza comune a tutti gli uomini a tutte le latitudini il fattore essenziale dell’identità umana. In modo particolare, Giussani amava i canti napoletani perché, diceva, esprimono in modo potente malinconia, sinonimo di tristezza, una parola in cui ci riconosciamo tutti, il desiderio di un bene assente. Canti che, diceva ancora, sono una domanda di Cristo e introducono al mistero di Cristo più di qualunque altra produzione artistica”.
Canti napoletani e un compositore russo, come si coniugano, quale il nesso con il titolo di questa edizione del Meeting, Il coraggio di dire io?
Nelle proposte che abbiamo presentato al Meeting nel corso degli anni abbiamo sempre cercato di fare un passo in più nell’aiuto e nella comprensione del titolo. Si va sempre dentro le intuizioni di don Giussani per arrivare alla profondità dell’esperienza umana e in certi casi cristiana. In questo caso per comprendere Il coraggio di dire io abbiamo scelto due programmi, canti napoletani e il compositore russo Rachmaninov.
Come mai queste scelte?
Ci sembrava che nei commenti di don Giussani ci fossero due elementi molto diversificati. Il primo è l’approfondimento del fattore essenziale dell’identità umana che Giussani dentro una tradizione che si può far risalire fino alla cultura ebraica identifica nella parola “cuore”. Il primo dato è, come dice il titolo del Meeting, ripartire da un dato, l’urgenza di senso di completezza che è nel cuore di ciascuno.
Rachmaninov invece?
Nel caso di Rachmaninov questo cuore deve essere dentro a una realtà relazionale, pescare in una esperienza popolare. Andare oltre nella definizione dell’io perché grazie alla sua appartenenza il compositore russo pesca nella tradizione del suo popolo.
La serata di canti napoletani prevede diversi protagonisti, puoi presentarceli?
Il Trio Napulammore melodie napoletane, composto da un chitarrista, un mandolinista e una voce, provengono dal Molise, il che non deve sembrare strano perché il canto napoletano è presente in tutta l’Italia centro meridionale, da Pescara in giù. Ci sarà poi Giuseppe Corigliano, ex portavoce dell’Opus Dei e ingegnere che in quanto napoletano è un vero appassionato di canti napoletani, con un grande cuore che insieme a me commenterà. Ambrogio Sparagna noto per la sua orchestra popolare e le tante collaborazioni invierà un video in cui eseguirà due brani e ci parlerà del canto popolare, e poi ci sarà un video anche di Marisa Laurito che recentemente è stata nominata Presidente per la fondazione del canto popolare napoletano.
Come comunicare una proposta come questa ai giovani di oggi? E’ noto l’episodio di don Giussani che quando si recò in visita ai monaci buddisti del Monte Koya li ascoltò intonare Torna a Surriento
Al di là dell’episodio a qualunque latitudine e a qualunque età c’è una cosa comune a tutti, raccontò Giussani, il cuore che viene rappresentato in modo così potente nei canti napoletani popolari. Il cuore è malinconia, spiegò, sinonimo di tristezza, una parola in cui ci riconosciamo tutti. “Per fortuna che siamo tristi altrimenti saremmo disperati” diceva. La tristezza è il desiderio di un bene assente, la capacità dell’uomo di aspirare all’infinito. Questi canti, ha detto ancora Giussani, sono una domanda di Cristo, introducono al mistero di Cristo più di qualunque altra produzione artistica. Per quanto riguarda i giovani o i bonzi giapponesi, chi capisce la profondità di questi canti si mette nella posizione universalmente giusta per capire la risposta quando questa può arrivare.
C’è una frase in particolare che esprime tutto questo?
In Mandulinata a Napoli a un certo punto viene detto: “questa notte amore e Dio sono una cosa”, una cosa unica nel senso che anche la passione per la donna diventa un canale necessario per arrivare alla totalità. In questa notte accade l’intuizione che l’esaltazione più intensa dell’esperienza umana è un modo per arrivare alla totalità.
(Paolo Vites)