Manoscritti del Mar Morto: un nuovo studio sul DNA degli animali utilizzati per creare pergamene e papiri potrebbe portare a nuove grandi scoperte sui reperti ritrovati a Qumran.
MANOSCRITTI DEL MAR MORTO: IL NUOVO STUDIO
Una svolta, come si legge sulla CNN, potrebbe arrivare da uno studio: a dare una grossa mano, il DNA degli animali la cui pelle è stata usata per creare le pergamene. In questo modo, potrebbe essere più semplice rimettere insieme i pezzi; per esempio, è stato scoperto che molti frammenti dei manoscritti provengono dalle pecore, cosa che non era conosciuta in precedenza. Dunque, i ricercatori hanno ragionato sul fatto che i pezzi dei rotoli per cui è stata usata la pelle delle pecore possano mettersi insieme, rispetto ad altre specie animali. Naturalmente insieme a questo si sta provando ad analizzare il linguaggio su questi frammenti per verificarne la corrispondenza. Altro esempio: è stato scoperto che due frammenti, che inizialmente si pensava potessero appartenere al libro di Geremia, appartenevano a una pecora e una mucca: in questo modo si è arrivati a capire che esistevano due diverse versioni del libro profetico, come ha detto il coautore dello studio Noam Mizrahi.
La scoperta dunque potrebbe essere di portata straordinaria, arrivando a capire come all’epoca circolassero varie versioni di questi libri, e a questo punto si può anche capire quali siano stati “pubblicati” in loco e quali invece siano stati importanti. “Quello che stiamo imparando dai manoscritti è probabilmente rilevante anche per capire quello che è successo all’epoca” ha detto Mizrahi, che ha citato le Canzoni del Sacrificio di Sabbath come una prefigurazione sviluppi rivoluzionari nel pensiero religioso, e questo ha delle implicazioni per la storia del misticismo occidentale e la liturgia giudaica. Al momento, molti dei frammenti dei manoscritti del Mar Morto non sono ancora stati testati secondo il nuovo studio: come hanno detto i ricercatori, nel tempo si potrebbe arrivare a nuove straordinarie scoperte rispetto ai testi ritrovati. “La nostra ricerca ci ha permesso di fare luce su molti misteri antichi. Ogni frammento ha i suoi indovinelli, e noi contiamo di scoprirne quanti più possibile”.
