Marcelo Burlon intervistato da Daria Bignardi durante l'Assedio si è raccontato a 360°, ecco la lotta contro l'omofobia e le persone ignoranti.
L’esordio a Milano e l’offesa a Madonna
Nel 1998 Marcelo Burlon arriva a Milano: “E’ successo di tutto. La notte era un po’ noiosa… non si mischiavano le diverse tipologie di Milano. Arrivai io con uno spirito diverso ed i miei eventi e le mie feste divennero un successo. Io sono tra l’analogico e il digitale. All’epoca il mio ruolo era importante perché ero tra il pubblico e il cliente finale. I marchi quando volevano lanciare qualcosa chiamavano me perché mettevo insieme un certo numero di persone, quelle che oggi vengono chiamati influencer, sono un pioniere degli eventi”. “La mia festa non era soltanto bella musica e bella gente, c’era sempre un contenuto…”, racconta ancora. I suoi vestiti sono indossati dalle stelle della moda. “Una volta mi ha indossato Madonna ed io l’ho definita una cessa… perché l’ho fatto? È stato un momento molto triste della mia vita… l’ho fatto in maniera superficiale, mi sono scusato ma lei ha continuato ad indossare i miei abiti nei suoi show”.
L’omofobia ed i progetti
“Ho tantissime maglie taroccate, ne ho circa 80…”, racconta sorridendo e salutando gli amici di Napoli. Poi spiega per quale motivo si arrabbia su Instagram: “io sui social litigo parecchio perché mi fa arrabbiare la superficialità e quando commentano senza sapere”. Per la comunità LGBT Marcelo Burlon ha fatto moltissimo: “Mi impegno molto per i diritti degli omosessuali, mi espongo per i miei diritti, per i miei amici e anche per quello che non lo sono… di progetti ne ho fatti tanti. In Italia cacciano i figli perché sono omosessuali, a certi danno fuoco, li massacrano di botte… storie che ho incontrato personalmente. L’omofobia è ovunque, c’è molta sofferenza e ignoranza. Io ho sofferto nell’adolescenza… non avevo dei punti di riferimento… ti senti sbagliato e lì arriva lo spirito di sopravvivenza perché credi di essere sbagliato”.
