Mare Jonio: equipaggio rinviato a giudizio per favoreggiamento immigrazione clandestina e profitto, processo fissato ad ottobre

Il Giudice dell’Udienza Preliminare del Tribunale di Ragusa, Eleonora Schininà, ha deciso di rinviare a giudizio tutti gli imputati coinvolti nel caso della nave Mare Jonio (una decisione che rappresenta un passaggio importante in quanto si tratta del primo processo di questo tipo a raggiungere la fase dibattimentale) e gli accusati dovranno rispondere dell’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con l’aggravante di aver tratto un profitto da questa attività.



L’intera vicenda risale al settembre 2020, quando 27 migranti furono trasferiti dalla nave cargo danese Etienne Maersk alla Mare Jonio,  umanitaria gestita dalla ONG Mediterranea Saving Humans, successivamente sbarcati nel porto siciliano di Pozzallo ed è proprio a questo punto che ha preso il via l’intera inchiesta: l’aggravante si basa sul versamento di 125mila euro effettuato due mesi dopo il soccorso dalla Maersk a favore della Idra Social Shipping, proprietaria della Mare Jonio.



Da parte sua, la società Maersk Tankers ha dichiarato che si trattava di una semplice donazione benefica, senza alcun accordo economico alle spalle, ma – secondo la magistratura – l’ipotesi di reato aggravato è pienamente configurabile per tutti i soggetti coinvolti nell’operazione.

Mare Jonio: equipaggio e vertici dell’organizzazione verso il processo di ottobre

A finire sotto accusa nel caso Mare Jonio sono personaggi importanti del mondo delle ONG e del soccorso civile in mare: Pietro Marrone, comandante della nave, Alessandra Metz, rappresentante legale della Idra Social Shipping, Giuseppe Caccia, vicepresidente del CdA e capo spedizione, e Luca Casarini, fondatore della Mediterranea Saving Humans e con loro, anche tre membri dell’equipaggio presenti durante il soccorso, ovvero il medico Agnese Colpani, il soccorritore Fabrizio Gatti e il tecnico navale Georgios Apostolopoulos.



La prima udienza è fissata per il 21 ottobre davanti al collegio B del Tribunale di Ragusa, dove partirà ufficialmente il dibattimento in un processo che potrebbe ribaltare il futuro delle missioni umanitarie nel Mediterraneo e, a tal proposito, vale la pena ricordare il precedente legale: quello della nave Iuventa e della ONG Jugend Rettet, su cui la Procura di Trapani aveva aperto un’indagine poi chiusa con il proscioglimento di tutti gli imputati.

La difesa, in questo caso, ha già annunciato una linea precisa: porterà in aula i vertici della Maersk per dimostrare l’assenza di accordi economici, insieme ai migranti salvati per dare voce diretta a chi è stato soccorso; l’avvocato Serena Romano ha inoltre fatto emergere una questione controversa, in quanto, a suo dire, durante le indagini preliminari sarebbero state utilizzate intercettazioni tra legali e assistiti, elemento che metterebbe in dubbio legittimità del procedimento.

Luca Casarini ha affermato che Mediterranea non si farà intimidire, ma al contrario trasformerà questo processo in un’occasione per chiedere conto all’apparato statale dell’abbandono, per lui inaccettabile, dei migranti in mare, in quanto – ha tenuto a precisare – il vero reato in discussione è l’omissione di soccorso da parte delle istituzioni.