Il caso di Maria Chindamo a Storie di Sera: cos'è successo all'imprenditrice scomparsa nel 2016. Durante processo spunta la pista che porta alla 'ndrangheta
LA SCOMPARSA DI MARIA CHINDAMO A STORIE DI SERA
Sono passati quasi dieci anni dalla scomparsa di Maria Chindamo, da Limbadi, ma la verità sembra ancora lontana. Nonostante ciò, i riflettori sul caso non si sono spenti, anzi Storie di sera ne parla nella puntata odierna. La figlia più piccola dell’imprenditrice di Laureana di Borrello sarà ospite di Eleonora Daniele per parlare del suo rapporto con la madre e del desiderio di sapere cosa le sia successo quel 6 maggio 2016.
Non si sa nulla delle sorti della donna, imprenditrice e mamma di tre figli: venne trovata l’auto abbandonata di fronte alla sua azienda e alcune tracce di sangue. Ma di lei, neppure l’ombra: solo quella della vendetta di cui potrebbe essere stata vittima.
Attualmente è in corso un processo per l’omicidio alla Corte d’Assise di Catanzaro. L’imputato è Salvatore Ascone, accusato di concorso in omicidio, perché avrebbe aiutato altri, per ora ignoti, a far sparire la donna. Avrebbe, ad esempio, manomesso il sistema di sorveglianza presso la sua proprietà, di fronte al cancello dove fu ritrovata l’auto di Chindamo: gli inquirenti hanno sempre ritenuto sospetto quel malfunzionamento.
LA TESTIMONIANZA DI UN PENTITO
Nell’udienza di settembre è stato sentito Emanuele Mancuso, pentito, che sostiene che l’imprenditrice sia stata “macinata con un trattore o data in pasto ai maiali”, proprio dopo la manomissione delle telecamere. Ne avrebbe parlato con un altro pentito, Antonio Cossidente, che ha riportato tutto agli inquirenti.
Come evidenziato dal Corriere della Calabria, il mandante del delitto sarebbe il suocero di Chindamo, e ciò si collegherebbe al movente: la famiglia del marito, Ferdinando Punturiero, la riteneva responsabile del suicidio dell’uomo, avvenuto proprio un anno prima. Ma ci sarebbero anche intrecci con la ’ndrangheta, perché pare ci fossero mire sui terreni dell’imprenditrice, stando a quanto emerso in un altro processo in corso a Vibo Valentia.
I TERRENI NEL MIRINO DELLA ‘NDRANGHETA?
A tal riguardo, LaC News24 ha riportato un retroscena: un altro collaboratore di giustizia, Andrea Mantella, sarebbe venuto a conoscenza degli interessi dei Mancuso per i terreni di Maria Chindamo. “Il marito aveva ceduto al ricatto di vendere i terreni, ma lei no”, ha raccontato il pentito, rivelando che Salvatore Ascone sarebbe responsabile degli atti intimidatori contro la donna.
In base alla ricostruzione di Mantella, Mancuso era interessato ai terreni dell’imprenditrice anche per usufruire di alcuni incentivi, mentre Ascone, che si sarebbe occupato della gestione, avrebbe goduto di altri pascoli per le sue pecore.
La difesa di Ascone, invece, contesta la credibilità del pentito, anche in virtù di una sentenza della Corte d’Assise di Catanzaro che ne dichiarò l’inattendibilità, perché si autoaccusava di un’estorsione, ma venne assolto per non aver commesso il fatto.