Silvio Orlando ha scelto come compagna di vita una collega, Maria Laura Rondanini, diventata sua moglie nel 2006: l'attore non nasconde di avere il rimpianto per non avere avuto figli.
Maria Laura Rondanini e Silvio Orlando: il set li ha “uniti”
Avere come compagna di vita una collega può avere il vantaggio di poter condividere i momenti felici ma anche quelli difficili che possono capitare sul lavoro proprio perché si sa bene cosa si può provare in queste situazioni. E gli esempi tra gli attori italiani sono numerosi, nati grazie al tempo trascorso insieme sul set, che ha fatto da Cupido. È il caso di Silvio Orlando, uno dei nostri interpreti più amati che ha recentemente ottenuto la ribalta anche in ambito internazionale grazie alla serie “The Young Pope” con Jude Law, diretta da Paolo Sorrentino.
Al fianco dell’artista campano c’è Maria Laura Rondanini, diventata sua moglie nel 2008: a celebrare il rito, che si è svolto a Venezia, è stato l’allora sindaco del capoluogo veneto Massimo Cacciari. In diverse occasioni i due hanno avuto modo anche di lavorare insieme.
L’amore tra Maria Laura Rondanini e Silvio Orlando: i due sono unitissimi
Avere fatto il grande passo quando entrambi non erano più giovanissimi (la donna è nata il 1º ottobre 1965 a Napoli) ha reso i due attori ancora più consapevoli e maturi. Proprio per questo Orlando è consapevole di quanto avere al suo fianco la moglie sia importante: “Ci sono donne che prendono bene la luce e donne che non ne hanno. Mia moglie, invece, emana luce propria. Lei ha una personalità forte, ma è eccessiva in tutto. O bianco o nero, poi dopo trenta secondi si rimangia tutto” – ha detto in un’intervista al ‘Corriere della Sera’.
La coppia non ha avuto figli e questo rappresenta un motivo di rimpianto per l’attore: “Tante volte ho pensato a come avrebbe potuto essere un mio figlio immaginario, quello che non ho mai avuto”. Non appena ne hanno la possibilità, i due amano condividere il set, momento che li rende ancora più uniti: “Noi recitiamo spesso insieme e tutto funziona meglio anche perché lei è napoletana. La lingua partenopea rappresenta un canale di comunicazione privilegiato, se è molto grave litighiamo in napoletano”.
