Mario Vargas Llosa, Nobel per la Letteratura nel 2010, immagina un mondo privo di letteratura come “terribile, privo di desideri e di ideali. Ecco perché è pericolosa la censura: perché, di fatto, uccide la letteratura, impoverendo l’arte e la società”. Lo scrittore ha rilasciato una lunga intervista a “La Lettura” del Corriere della Sera, dicendosi molto preoccupato per “la stupidità umana che, lasciandosi sfuggire meravigliose opportunità di condurre una battaglia vittoriosa contro la fame, la povertà o la discriminazione a favore della convivenza, della pace e della cultura, continua a praticare il fanatismo, l’intolleranza e il razzismo e tutte le altre fonti di infelicità”.
Per Mario Vargas Llosa “il romanzo è il genere che agisce in modo più immediato sul pubblico”, quello che può essere “più incisivo per agitare le coscienze”. Ripensando al passato con un pizzico di nostalgia, il premio Nobel ricorda che “la generazione del boom ha permesso di fare scoprire l’America Latina. Per i peruviani, che vivevano molto isolati, leggere improvvisamente scrittori cileni, colombiani, messicani ha prodotto qualcosa di splendido, di meraviglioso”. Tuttavia a oggi “l’America Latina sta un po’ regredendo rispetto alla vivacità intellettuale e letteraria […] degli anni Cinquanta e Sessanta”, vivendo “un provincialismo che è in gran parte figlio delle politiche culturali della sinistra, con la sua ostinazione a considerare i Paesi in modo isolato e non l’intero continente”.
Mario Vargas Llosa “socialismo ha limitato il futuro dell’America Latina”
Mario Vargas Llosa commenta anche la situazione economica del suo Paese e dell’America Latina. Intervistato dal Corriere della Sera spiega che “io sono un liberale. Non sono affatto favorevole al socialismo. Penso che il socialismo porti solo povertà e abbia limitato il futuro dell’America Latina. Penso che i Paesi debbano attrarre capitali, soprattutto se sono necessari per lo sviluppo”, in un contesto in cui “allontanare gli investimenti significa correre verso il suicidio. Il caso del Venezuela è eloquente” con “il suo drammatico impoverimento” che “ha scatenato un enorme flusso migratorio”, parlando apertamente di “deplorevole miseria dell’America Latina, frutto delle riforme della sinistra e della cosiddetta rivoluzione socialista”.
Mario Vargas Llosa torna nel suo ambiente naturale, la letteratura, sottolineando che “è sempre universale”, confessando la sua profonda ammirazione per Claudio Magris. Ai ragazzi vuole dire che “Shakespeare e Molière e Dante e Cervantes sono autori di opere vive. Senza i classici è difficile immaginare una classe dirigente in grado di innovare e affrontare i problemi dell’umanità”.