Mark Wahlberg interpreta Chace in Tutti i soldi del mondo: dopo la polemica sul suo compenso, l’attore ha deciso di donare il milione che gli spettava.
Mark Wahlberg e la polemica intorno a Tutti i soldi del mondo
La polemica inerente alla Williams riguardava proprio il compenso più basso rispetto a quello incassato dal collega uomo, mille dollari (80 al giorno) contro il milione e mezzo spettato a Mark Wahlberg. Neanche l’1% dei guadagni di quest’ultimo, dunque. Quasi a volersi ‘scusare’ (per quanto la cosa non fosse dipesa da lui), Wahlberg ha devoluto il 100% della sua paga a Time’s Up: “Negli ultimi giorni la mia tariffa per il reshoot di Tutti i soldi del mondo è diventata un argomento importante di conversazione”, ha spiegato poco prima l’attore a People. Per poi precisare: “È per questo che sto donando 1,5 milioni di dollari al fondo di difesa legale di Time’s Up in nome di Michelle Williams”. La Wme, l’agenzia statunitense che lo rappresenta, ha aggiunto alla sua donazione altri 500mila dollari: “Questo dibattito ci ricorda che chi di noi ha una posizione di influenza ha la responsabilità di mettere in discussione le disuguaglianze, incluso il divario salariale tra uomini e donne”, ha dichiarato un portavoce.
Il perché dietro alla disparità dei compensi
In realtà, più che alla disparità tra i compensi, il problema sembrerebbe essere legato all’insofferenza di Mark Wahlberg nel lavorare alla ‘seconda parte’ delle riprese. “Dopo lo scandalo-Spacey, Michelle si è subito dimostrata disponibile, con tutto il cuore e la volontà, per rigirare le scene che la vedevano coinvolta”, testimonia una fonte anonima al New York Times. “Mark, invece, ha deciso di approfittare della clausola del contratto per rinegoziare la sua quota complessiva per il film prima che le riprese con Christopher Plummer iniziassero”. Tale clausola gli avrebbe permesso di rifiutarsi di prendere parte al reshoot con Christopher Plummer fino a quando la produzione non gli avesse garantito più di un milione di dollari di compenso. Ecco dunque il perché di tale differenza, che ai meno esperti di ‘meccaniche cinematografiche’ potrebbe legittimamente apparire abnorme e ingiustificata.