Angelo Izzo del Massacro del Circeo si laurea in Giurisprudenza nel carcere di Velletri: "Non sono un mostro. Scuse? Una baracconata per lucrare benefici"
ANGELO IZZO, DAL MASSACRO DEL CIRCEO ALLA LAUREA IN LEGGE
Non gli è mai piaciuta la definizione di “mostro”, ma è quella che viene attribuita ad Angelo Izzo in riferimento al massacro del Circeo. Il massacratore, che ora ha 70 anni, torna a far parlare di sé perché si è laureato in carcere in Giurisprudenza. Si era iscritto all’Università di Roma Tre e ha concluso il suo percorso di studi con la tesi intitolata “Il lato oscuro dell’illuminismo giuridico“, discussa nel carcere di Velletri.
Il voto finale per Izzo è stato 92, due invece sono gli ergastoli che sta scontando. Sequestrò, seviziò e uccise Rosaria Lopez, che all’epoca aveva 19 anni, mentre Donatella Colasanti riuscì a salvarsi fingendosi morta. Ma Izzo non si fermò qui, perché nel 2005, quando era in libertà vigilata, uccise Maria Carmela Linciano e Valentina Maiorano, mamma e figlia, a Campobasso.
Dopo le parole del suo legale, che ha espresso l’orgoglio del suo cliente per la laurea, definita “una forma di risocializzazione e riscatto personale“, è intervenuto il diretto interessato, smentendo di essere un mostro e spiegando perché non chiede scusa alle sue vittime.
“NON SONO UN MOSTRO E NON CHIEDO SCUSA”
Dal carcere di Velletri, e fresco di laurea in legge, Angelo Izzo ha preso le distanze da chi si dice pentito per ottenere sconti di pena o benefici, “scende” per commuovere giudici e opinione pubblica, mentre il reale pentimento non va dichiarato o esibito, ma dimostrato con i fatti. “Io credo sia tutta una ‘baracconata’ volta a lucrare benefici“, ha dichiarato all’Adnkronos.
Infatti, Izzo rifiuta l’idea di scusarsi pubblicamente o di esprimere il suo pentimento davanti a media o giudici, ritenendo che sia qualcosa di interiore e che quello che conti davvero sia il cambiamento. “Gli spogliarelli dell’anima sono uno spettacolo miserevole cui ho assistito troppe volte“. Quindi, ha deciso di destinare parte del suo denaro ad associazioni benefiche, facendo “qualche modesto sacrificio“, nonostante sia “da sempre amante del lusso e di una vita sopra le righe“.
Per quanto riguarda l’etichetta che gli viene affibbiata, ha sostenuto che la mostruosità non sia un tratto fisso, ma che esistano “atti mostruosi” che si commettono quando si è sotto pressione. “Io, certamente, pur avendo commesso atti che oggi condanno, non sono mai stato un mostro“.
In merito ai crimini di cui si è macchiato, è convinto di essere “una persona generosa e gentile, portata all’amore per il prossimo” che però è stata portata a snaturarsi, “facendo cose sbagliate e orribili“. E sempre in riferimento ai crimini commessi, ha ammesso i tentativi di rimuoverli, che nel suo caso sono però tentativi a rimuovere quello che è stato, “non in quella singola ora o in quella singola circostanza, ma in generale un Angelo in cui non mi riconosco più“.