La Maturità è un’occasione per raccontare chi si è diventati in cinque anni di scuola. E per questo, vale sempre la pena parlare.

Sono giorni intensi per gli studenti d’Italia che stanno affrontando gli esami di maturità: un passaggio importante che segna il salto dall’età adolescenziale a quella adulta. Su questo grande evento si è detto di tutto: sulle sensazioni, le emozioni, è il passo indispensabile per la crescita.

Nel corso degli anni molti hanno detto la propria: c’è persino una canzone, diventata iconica, quella di Antonello Venditti, “Notte prima degli esami” che ne celebra l’esistenza. Eppure, non sempre si affronta la parte pratica del momento, quella meno sognante e più diretta. Come per esempio la domanda che molti studenti si stanno ponendo in questo momento: cosa succede se faccio scena muta agli orali?



Dopo settimane di attesa e tensione per le prove scritte infatti i maturandi si trovano ora al cospetto dell’ultimo ostacolo da superare: il temutissimo colloquio orale. È un momento decisivo, non solo per il voto finale ma anche per dimostrare, davanti alla commissione, il frutto di anni di studio e impegno.

Nessuna parola, nessun punto: è possibile?

Non è raro che, travolti dall’ansia, alcuni studenti immaginino lo scenario peggiore: trovarsi davanti ai professori e non riuscire a proferire parola. Questo timore è tra i più comuni, alimentato da leggende metropolitane e informazioni non sempre corrette. La verità, però, è spesso meno drammatica di quanto si pensi. È importante chiarire alcuni aspetti fondamentali, sia per tranquillizzare chi si appresta a sostenere la prova, sia per evitare fraintendimenti sul punteggio.



E’ sempre meglio non fare scena muta agli esami di Maturità – ilsussidiario

Il colloquio, infatti, non è concepito come un interrogatorio a trabocchetto. L’obiettivo della commissione non è “bocciare”, ma mettere lo studente nelle condizioni di esprimere le proprie conoscenze e capacità. Tuttavia, nel caso estremo in cui uno studente si presentasse all’esame senza dire una parola, bisogna sapere cosa prevede davvero il regolamento.

Facciamo chiarezza: non esiste una soglia minima automatica garantita solo per essersi presentati al colloquio. Firmare la presenza e rimanere in silenzio può, in teoria, significare ottenere zero punti. La commissione, infatti, è tenuta a valutare la performance in base a una griglia dettagliata predisposta dal Ministero dell’Istruzione, che prevede cinque indicatori: contenuti, comprensione, analisi, collegamenti pluridisciplinari e capacità espositiva.



Ogni indicatore ha un punteggio che parte da 0,5 punti e arriva fino a un massimo di 5 o 2,5 punti, per un totale di 20 punti massimi all’orale. Ma se lo studente non fornisce nessun elemento valutabile – né contenuti, né riflessioni, né risposte – i punteggi possono anche non essere assegnati. Per questo, fare scena muta è rischioso non solo per l’orale, ma per l’esito complessivo dell’esame.

È fondamentale sapere che la commissione valuta soprattutto la capacità di ragionare in modo trasversale. I maturandi non sono tenuti a snocciolare ogni dettaglio del programma, bensì a mostrare una comprensione ampia, coerente e personale dei contenuti studiati. Come ha sottolineato l’insegnante e divulgatrice Roberta Dieci, è utile costruire un percorso a partire da temi significativi, evitando forzature e mostrando connessioni reali tra le materie.

Consiglio agli studenti di scegliere più tematiche e provare a collegarle ad alcune materie d’esame, evitando forzature. E anche di ripassare bene il programma svolto ricordando che all’esame non vengono chiesti i dettagli, ma i macro-concetti, sostenuti da testi, immagini, esperimenti rilevanti”. ha detto a Virgilio Scuola.