Maxi processo su Tik Tok: minori interpretano boss/ Procura indaga: è omaggio a mafia
Sette ragazzini interpretano i boss del maxi processo su Tik Tok: la Procura dei minori di Napoli indaga sull’omaggio alla mafia

Inscenano il maxi processo su Tik Tok, interpretando anche i boss della mafia condannati: a Napoli sette ragazzini sono finiti nel mirino della Procura dei minori per una “bravata” che in realtà potrebbe essere un vero e proprio omaggio a Cosa Nostra. Il video pubblicato sui social network, come riportato da Avvenire, rappresenta un campanello d’allarme su quelle che potrebbe essere una sorta di iniziazione al crimine. Alcuni dei protagonisti sembrerebbero infatti essere figli di personaggi legati al mondo della camorra.
L’obiettivo degli inquirenti è adesso quello di scoprire se dietro al video ci sia la regia di un adulto. Il sospetto è scaturito dal fatto che una voca fuori campo scandisce i nomi dei capi mafia mentre i sette ragazzini li impersonano mentre vengono prelevati da due coetanei incappucciati che interpretano il ruolo degli agenti della polizia penitenziaria. “Michele Greco, ergastolo; Bernardo Provenzano, ergastolo; Salvatore Riina, ergastolo; Salvatore Madonia, ergastolo”, si sente in sottofondo.
Maxi processo su Tik Tok: minori interpretano boss, scattano le indagini
La Procura dei minori di Napoli ora sta dunque indagando sul video del maxi processo pubblicato su Tik Tok in cui i sette ragazzini interpretano i boss condannati alla sbarra. Il filmato in questione, tuttavia, non sembrerebbe essere l’unico a meritare attenzione. In altri i membri della baby gang si rivolgono in modo minaccioso a dei fantomatici avversari da abbattere. I file sono stati dunque sequestrati. Non è da escludere infatti che i protagonisti possano avere commesso dei crimini contro dei coetanei al di fuori del mondo dei social network.
Il fenomeno nel capoluogo partenopeo è d’altronde purtroppo in rapida espansione: la percentuale dei fascicoli che riguardano minori è salita del 17%. In base a quanto riferisce il procuratore generale Luigi Riello, è in atto una vera e propria “guerra di sguardi” che sfocia in atti di violenza quotidiani, che riguardano non soltanto quartieri difficili ma anche quelli per bene.
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