Momento delicatissimo nel negoziato sull’Ucraina: oggi Trump vedrà Zelensky e a seguire i leader europei, Meloni compresa
Ci sarà un gran traffico oggi nei cieli di Washington. A pochissima distanza l’uno dall’altro atterreranno gli aerei di Zelensky, von der Leyen, Merz, Macron, Starmer, del finlandese Stubb, del segretario della NATO Rutte. Ci sarà anche quello di Giorgia Meloni, e non era scontato.
Ieri la premier ha partecipato alla videoconferenza della “coalizione dei volenterosi”, nonostante si tratti di un formato che non ha mai amato, anzi inizialmente osteggiato. Ma non aveva scelta: nel corso degli ultimi mesi è diventato questo il veicolo di espressione delle posizioni europee, senza l’ostacolo Orbán, ma con la partecipazione dell’attivissimo premier britannico Starmer. L’alternativa, secondo la presidente del Consiglio, era l’isolamento.
Da Palazzo Chigi hanno fatto sapere che la video call è servita proprio a coordinarsi in vista del vertice con Trump. Punti fermi “l’importanza di continuare a lavorare con gli Stati Uniti per porre fine al conflitto e raggiungere una pace che assicuri la sovranità e la sicurezza dell’Ucraina, che dovrà essere coinvolta in ogni decisione relativa al suo futuro”.
Di coordinamento c’è davvero bisogno perché nessuno sa cosa succederà alla Casa Bianca, vista l’imprevedibilità di Trump. Dalle ultime indiscrezioni che filtrano da Washington sembra che Trump abbia rifiutato un incontro comune con i leader europei e quindi riceverà Zelensky in privato. Solo in un secondo tempo potranno unirsi a loro i politici dei Paesi UE. In programma c’è una cena di lavoro e una discussione di molte ore in composizione allargata.
Di cosa si discuterà? Il pallino è totalmente nelle mani del presidente americano, che dovrà squadernare sul tavolo la nuova cornice che ha disegnato con Putin nel vertice del tappeto rosso, in Alaska.
Gli europei dovranno forzatamente giocare di rimessa. E in uno scenario del genere dividersi sarebbe un suicidio. Ma anche uniti gli europei danno segni di irrilevanza. La sensazione è trovarsi di fronte a un bivio, per tutti, ma per Giorgia Meloni di più. Perché sino ad ora la premier italiana ha giocato con notevole abilità il ruolo del “pontiere” fra le due sponde dell’Atlantico. Adesso rischia di doversi schierare, o di qua, o di là.
Secondo i tasselli messi insieme dai siti americani il primo punto, su cui Trump e Putin sembrano concordare, è la necessità di arrivare subito a un accordo di pace, senza passare da un cessate il fuoco provvisorio. E questo mette Zelensky automaticamente all’angolo. Il presidente ucraino potrebbe essere messo con le spalle al muro dalle richieste di riconoscere l’annessione della Crimea alla Russia, e dall’obbligo di ritirarsi da quella piccola parte del Donbass che ancora è sotto il controllo di Kiev. In cambio poco, o niente, vale a dire il ritiro russo dalle aree occupate appartenenti agli oblast di Sumy e Kharkiv. Più tutta una serie di condizioni collaterali, come l’impegno a non entrare nella NATO.
Che faranno gli europei di fronte a simili richieste? Che farà Meloni? La premier lo ha detto subito dopo il vertice di Anchorage, il problema più rilevante è garantire all’Ucraina “credibili garanzie di sicurezza”.
Meloni spinge per la concessione a Kiev di una clausola simile all’articolo 5 della NATO, quello che prevede l’automatismo dell’intervento nel caso in cui uno dei membri dell’Alleanza venga attaccato da un’altra potenza. Solo oggi nello Studio Ovale si scoprirà se questo scenario è concreto. Se, cioè, Putin è disposto ad accettarlo, come da parte americana è stato fatto trapelare. Ma i tempi sono stretti, sembra che il presidente USA sia intenzionato a organizzare il vertice a tre con Zelensky e Putin nel giro di pochissimi giorni.
Oggi intorno al tavolo di Trump si potrebbe giocare una fetta rilevante del futuro dell’Europa, non solo dell’Ucraina. Perché è chiaro che alla UE verrà chiesto di fare molto di più. O meglio, di spendere molto di più. Solo nel caso di una onerosa assunzione di responsabilità gli europei potranno avere un qualche peso. In caso contrario il prezzo da pagare sarà l’insicurezza del continente. Gli spazi di manovra sono strettissimi, Meloni deve muoversi, manifestando consapevolezza.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.