Le chat su Whatsapp valgono come contratto legale, una sentenza conferma messaggi di coppia possono costituire un vero accordo pre-matrimoniale

L’accordo pre-matrimoniale su temi legali come ad esempio l’assegno familiare per il mantenimento o la divisione di beni e patrimonio può essere stabilito anche tramite chat Whatsapp. Lo ha stabilito il Tribunale di Catanzaro nel corso di una disputa tra due ex coniugi per stabilire a chi spettasse il pagamento delle rate del mutuo dopo la separazione. Nella sentenza, i giudici hanno valutato in particolare gli screenshot delle conversazioni intercorse tra i due, nelle quali si evidenziava l’accettazione di un patto, che è stato ritenuto a tutti gli effetti legale come un contratto scritto.



La moglie infatti si era impegnata a rinunciare alla quota prevista per il mantenimento post divorzio mentre il marito aveva accettato di continuare a pagare alla banca quanto dovuto per l’acquisto dell’abitazione. La decisione finale, basata proprio su tali dichiarazioni, ha permesso così alla donna di poter revocare l’ingiunzione che l’avrebbe obbligata a versare quanto dovuto fino a quel momento al compagno come rimborso, mai erogato proprio in virtù del precedente compromesso espresso tramite messaggio.



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Chat Whatsapp è valida come contratto legale, la sentenza: “Messaggi di coppia costituiscono accordo pre-matrimoniale”

Il caso della chat Whatsapp che è stata ritenuta valida dal Tribunale di Catanzaro come accordo-prematrimoniale su questioni economiche, non è il primo. Numerose altre sentenze infatti avevano proprio stabilito la legalità di tali affermazioni fatte con messaggi, anche inviati tramite App, riconosciute come veri e propri contratti. L’accettazione di una clausola, così come il rifiuto, possono essere espressi anche in via privata e senza firma, a patto che tale conversazione possa essere mostrata in sede di procedimento giudiziario con screenshot che ne dimostrino la veridicità.



In precedenza, anche altri giudici avevano accettato questo tipo di prova per finalizzare la decisione, come ad esempio a Padova, dove uno scambio di mail di coppia è stato interpretato come patto consensuale sulle condizioni di vendita di una casa in comune. Così come la schermata del telefono nella quale comparivano cuoricini inviati all’amante, portata in Tribunale da una donna nel corso di una separazione è stata presa come dimostrazione di tradimento e di colpevolezza valevole per l’attribuzione di colpa al marito infedele.