Chi sono Michelangelo La Barbera, Domenico Ganci e Salvatore Biondino: feroci killer di Cosa Nostra, esecutori dell'omicidio di Mario D'Aleo

Figure di assoluto spicco all’interno dell’organigramma di Cosa Nostra, Michelangelo La Barbera, Domenico Ganci e Salvatore Biondino – nella serata di oggi, lunedì 11 agosto 2025, collateralmente protagonisti della trasmissione “Cose Nostre” – sono ricordati per il coinvolgimento in numerosi delitti eccellenti, tra i quali anche quello dell’allora capitano dei carabinieri di Monreale Mario D’Aleo, messo i scena nel 1983.



Prima di dedicarci alle figure di Michelangelo La Barbera, Domenico Ganci e Salvatore Biondino è utile tornare un attimo indietro fino a quel 1983 per ripercorrere – brevemente – l’omicidio: il 13 giugno, infatti, il capitano D’Aleo si trovava in visita all’appartamento della sua fidanzata quando (dopo essere uscito) venne raggiungo da tre uomini incappucciati che aprirono il fuoco contro di lui senza lasciargli alcuni scampo.



Mario D’Aleo, Giuseppe Bommarito e Pietro Morici (Foto: web)

Assieme a D’Aleo, nel piano stile mafioso, fu freddata anche la sua scorta composta dall’appuntato Giuseppe Bommarito e dall’autista Pietro Morici che lo attendevano dopo distanti dall’ingresso dell’appartamento della fidanzata: la ragione del triplice omicidio – il cui obbiettivo principale era proprio in comandante – era legata alle sue indagini sulle cosche di Cosa Nostra che, pochi anni prima, erano già costate la vita al suo predecessore, Emanuele Basile.

Chi sono Michelangelo La Barbera, Domenico Ganci e Salvatore Biondino: i tre assassini dei carabinieri D’Aleo, Bommarito e Morici

Come spesso accade quando si parla di omicidio commessi da Cosa Nostra, prima di arrivare a qualche effettiva ipotesi di colpevolezza ci vollero parecchi anni, ma grazie al pentimento di Francesco Paolo Anzelmo si riuscì – innanzitutto – a comprendere che i mandati erano stati (nuovamente, come spesso accade in questi reati) i vertici di Cosa Nostra, tra i quali i noti Totò Riina e Bernando Provenzano; ma anche – in questo caso specifico – Michele Greco, Pippo Calò, Giuseppe “Don Peppino” Farinella e Antonino “Nenè” Geraci.



Gli esecutori, invece, furono individuati nelle figure di Michelangelo La Barbera, Domenico Ganci e Salvatore Biondino, coinvolte a vario titolo in numerosi altri omicidi noti: il primo, per esempio, faceva parte di quella cosiddetta “Commissione provinciale” di Cosa Nostra che impartì l’ordine per uccidere il politico Salvo Lima e i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino; poi condannato a sei ergastoli e attualmente – ormai 82enne – ancora recluso ai senti del 41/bis.

Stessa sorte – pur leggermente più clemente – capitata anche a Salvatore Biondino (oggi 72enne) coinvolto nell’omicidio di Mario D’Aleo, nelle stragi dei due “padri” del maxi-processo, nell’omicidio Lima e in quello di Emanuele Piazza: ironico fu che il suo arresto avvenne in concomitanza con quello del “boss dei boss” Totò Riina che viaggiava in macchina con lui; mentre avvolta da mistero resta la figura di Domenico Ganci, nato nel 1979 e ritenuto tra i più sanguinari killer in forza a Cosa Nostra, con oltre 40 omicidi (e nell’elenco tornano ancora una volta quelli di Falcone e Bersellino) accreditati a suo carico.