La République ha i nervi a fior di pelle. Oggi la nave Ong Ocean Viking sbarcherà a Tolone, ma Parigi accusa l’Italia di essere “disumana e non professionale”, chiede all’Europa di isolare il nostro Paese sulla questione migratoria, blocca l’accoglienza di 3.500 profughi e manda 500 poliziotti a vigilare il confine italiano. In realtà, come spiega Francesco De Remigis, inviato a Parigi de Il Giornale, i transalpini stanno scaricando nella crisi con l’Italia molti problemi interni. Derivanti anche dall’immigrazione, ma non solo.
Collaborare sul dossier migratorio converrebbe a entrambi, e “Macron, nel suo pragmatismo, lo ha capito. Sono piuttosto i suoi a faticare anche solo al pensiero di collaborare con un governo di destra”. Ma gli spazi, volendo, ci sono.
Perché quel sì iniziale di Parigi a Ocean Viking è diventato un sì “a titolo eccezionale” accompagnato da critiche durissime all’indirizzo dell’Italia?
Alla Cop27 di Sharm, Macron si era limitato a dare disponibilità di massima a Meloni, che ha colto la palla al balzo per forzare la mano e dare un segnale all’Ue, ingabbiando i francesi. Risultato, la nave sbarcherà oggi a Tolone, la città più militarizzata di Francia, dove Macron due giorni fa aveva tenuto un discorso allo stato maggiore dell’esercito. E dove oggi terrà una conferenza stampa Eric Zemmour, leader di una parte della destra francese, in risalita. Ecco diventato, da parte di Parigi, un sì controvoglia, con le accuse all’Italia da parte del governo francese.
All’Eliseo sono saltati i nervi?
Più che per la forzatura italiana, credo che si siano innervositi i ministri, in ragione del fatto che sia stato un neoeletto governo di destra a “piegare” la République. Ecco allora la formula magica: autorizziamo lo sbarco “in via del tutto eccezionale”.
Quanto eccezionale?
È la prima volta che una nave di una Ong attracca in Francia con migranti a bordo. Nel 2018 Macron negò il porto alla Aquarius.
Ti chiedo un esercizio schematico. Sapresti ricondurre a partiti o a politici francesi le posizioni italiane in tema migratorio di FdI, Lega, Pd e terzo polo?
Le Pen e Salvini hanno posizioni sovrapponibili. Meloni e Le Pen no. E già questo è un primo distinguo importante. Renzi e Calenda guardano all’alleanza con Macron, ideologica e politica, con Italia viva che ha un accordo di collaborazione col partito del presidente francese. I neogollisti Les Républicains un tempo venivano associati a Forza Italia, ma oggi sono talmente sfilacciati che si fa fatica a capire quale sia la posizione predominante nel partito che fu di Sarkozy. La Nupes di Mélenchon è un’amalgama che assomiglia molto all’alleanza pre-elettorale di Letta, col Pd allargato a sinistra e verdi, anche se sarebbero i socialisti francesi il partito gemello dei dem. Quasi scomparsi.
Invece la galassia italiana costituita da associazioni ed enti no profit dediti all’accoglienza, di ispirazione cattolica o laica, che fa da interlocutore a terra dell’azione svolta in mare dalle Ong, ha un corrispondente in Francia?
C’è molta eterogeneità. E altrettanta riservatezza, per chi lavora nell’ombra egregiamente. Ci sono poi i gruppi più politicizzati. Penso al settembre 2016, dopo il parziale smantellamento della giungla di Calais, dove ci fu una doppia manifestazione tra sostenitori e oppositori dell’accoglienza dei migranti. I duelli sono tra pro e contro. Chi opera sul campo, come in Italia, lavora davvero con tutte le parti, senza strillare. Naturalmente c’è pure chi fa affari e lucra sulla gestione dei migranti, dall’accoglienza ai legali. Proprio come in Italia.
Macron come la pensa?
Sull’immigrazione è sempre stato severo, tanto su quella regolare quanto su quella irregolare. Non con efficacia piena, vista la difficoltà ad azionare le espulsioni con rimpatrio coatto promesse in campagna elettorale. Ora il governo proporrà una nuova legge sull’immigrazione ancora più restrittiva.
Quali misure conterrebbe?
Per esempio si parla di schedare chi ha ricevuto un foglio di via e sta per strada. Se non ha lasciato l’Esagono, sarà considerato, se passa la legge, sostanzialmente come un delinquente.
Prima hai citato esponenti del governo infastiditi dalle scelte italiane. Di chi parliamo?
La premier Borne viene dai socialisti. Come pure il portavoce del governo, un ministro a tutti gli effetti, Véran, il primo a sparare sull’Italia in questi giorni. Ma ce ne sono altri, uniti dalla repulsione per il dialogo con la “destra”.
E in Assemblea nazionale? Cosa sta succedendo?
C’è stata una polemica furibonda quando un deputato lepenista ha interrotto un collega della Nupes di origini africane, che chiedeva di accogliere i migranti, al grido di “tornino in Africa”. Ma le accuse a Macron di “drammatico lassismo” e gli attacchi al governo per aver aperto alle Ong con già oltre 1 milione di irregolari in Francia hanno premiato Le Pen, che ha guadagnato 3 punti nel gradimento.
A complicare il quadro politico, pare che Macron sia tentato dallo scioglimento. Cosa puoi dirci?
Ci sono state indiscrezioni di stampa, da colleghi solitamente ben informati, che spiegano come sia ormai solo questione di tempo. Troppe mozioni di sfiducia, da destra (Rassemblement national) a sinistra (Nupes) che prima o poi potrebbero convergere. La mancata maggioranza in Assemblée sta costringendo il governo a forzare il sistema anche per far passare la legge di bilancio. E non parla più delle grandi riforme, come quella delle pensioni, perché non ha i numeri per farla passare. Macron non vuole rinunciarci.
Che ruolo sta avendo l’omicidio efferato della piccola Lola Daviet, 12 anni? È stata abusata e uccisa da una donna algerina irregolare che aveva in tasca un foglio di via e viveva invece a Parigi.
Ha avuto un’eco enorme. E ancora ce l’ha. Basti vedere le marce a lei dedicate, la prossima ci sarà lunedì a Parigi. È stata l’ultima goccia per far crescere nei sondaggi la diffusa convinzione che ci siano già troppi immigrati irregolari in Francia. E che non se ne possono accogliere altri, che andrebbero espulsi dopo una bocciatura della domanda di asilo. E invece solo il 10% circa dei rimpatri viene effettuato.
Parigi dice che l’Italia deve applicare il diritto internazionale, ma cosa teme esattamente? Non la redistribuzione, che non funziona; forse ha paura di perdere il controllo di chi sbarca? O che nuovi immigrati aumentino l’ingovernabilità delle banlieues?
Le banlieues non sono più il problema numero uno perché sono diventate insicure anche le città, e penso alla polemica fatta per il risparmio energetico che ha convinto i grandi centri – ma non Parigi – a spegnere i lampioni di notte. Il diritto internazionale è interpretabile. E siamo nel paradosso che tutti gli attori in campo hanno ragione, dal governo italiano alle Ong, dai francesi alla Commissione europea. Perché oltre al diritto internazionale ci sono gli accordi, le missioni Ue e i Trattati.
Sembra di capire che Parigi in realtà abbia interesse a collaborare con il nostro governo.
Credo che Macron, dall’alto del suo pragmatismo, lo voglia davvero. Sono piuttosto i suoi a faticare anche solo al pensiero di collaborare con un governo di destra. L’incontro con Meloni è andato bene. E dal punto di vista personale si sono capiti alla perfezione. Resta la distanza politica, ma sulla collaborazione non ho dubbi che sia l’unica strada da seguire. Anche in chiave europea, è nostro interesse che il tandem italo-francese funzioni, rispetto al motore franco-tedesco che è ingolfato da tempo.
Allora ti faccio questa domanda: cosa potrebbe fare l’Italia per arrivare ad una buon livello di cooperazione con la Francia sul fronte migratorio?
L’Italia potrebbe sfruttare il rapporto Frontex che mette in luce l’elemento delle Ong come “esca” per gli scafisti. I trafficanti mettono in mare le navi troppo spesso quando sanno che ci sono le Ong. Questa non è più un’opinione ma un fatto che l’Ue ha messo nero su bianco.
La missione Frontex è stata superata.
Ma la missione Sophia, a cui fa riferimento la Meloni, attuata solo parzialmente. Da lì, dalla missione Sophia, credo si possa ripartire, per scoraggiare i traffici di esseri umani e regolare meglio i flussi legali.
E Parigi?
Credo che su questo punto, anche a fronte della crisi odierna, si possa collaborare per mettere in piedi dei corridoi con più garanzie per i lavoratori stranieri. La Francia va in questa direzione, sempre nella legge sull’immigrazione allo studio si pensa di facilitare gli ingressi per categorie specifiche di lavoratori. “Buoni con i buoni, severi con i cattivi”, la sintesi del ministro francese. Non mi pare così distante da quanto dice il governo italiano.
(Federico Ferraù)
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