PALAZZO MARINO/ Masseroli: il Comune lasci perdere Clinton e pensi al liberalismo municipale

- int. Carlo Masseroli

La Giunta comunale intende adottare, come modello di gestione del bilancio, lo spending review, che prevede di ignorare la spesa storica. Il commento di CARLO MASSEROLI

PisapiaR400 Giuliano Pisapia (Imagoeconomica)

Per trarre ispirazione, la Giunta meneghina guarda oltreoceano. Da presidente, Bill Clinton introdusse lo “spending review”, un approccio di gestione del bilancio dove i capitoli di spesa venivano redatti ignorando la spesa storica e considerando le effettive impellenze. A Palazzo Marino ci riprovano. Il capogruppo del Pdl in Comune, Carlo Masseroli, capogruppo del Pdl in Comune, è perplesso e, raggiunto da ilSussidiario.net sulla questione, afferma: «credo che si tratti di una manovra comunicativa per convincere i cittadini milanesi della necessità di nuovi aumenti». In ogni caso, le voci su cui la replica dello schema Clinton consentirebbero di lavorare al risparmio, ammonterebbero a 600 milioni di euro. Almeno, secondo i calcoli dell’assessore al Bilancio Bruno Tabacci. Al nuovo approccio si affiancano tagli su tagli; da un lato il governo, con quelli agli enti locali, dall’altro ciascun assessore, tenuto a sfoltire ove possibile.

«Ho l’impressione – è l’opinione di Masseroli sullo spending review – che raffiguri il tentativo di dare una presentazione enfatica ad un approccio culturale di bilancio poco condivisibile». Di per sé, affrontarlo secondo un’ottica diversa, non è detto che sia un male. «Ma il ragionamento da farsi è di carattere culturale – specifica Masseroli -. Nella situazione di adesso, e alla luce dei tagli, il vecchio modello non è più utilizzabile. Mi riferisco a quello in base al quale l’ente locale, per fornire servizi raccoglie soldi attraverso trasferimenti dallo Stato, dalla Regione e attraverso la tassazione ai cittadini». Il perché sia ormai anacronistico è presto detto: «non tiene conto della libera espressione dei cittadini che si riuniscono generando corpi intermedi». In sostanza, «non c’è alcun bisogno di imbellettare i conti, quanto di una vera riforma degli enti locali. Milano deve essere la prima città a livello nazionale ad effettuarla». Il capogruppo illustra la sua proposta: «il modello in cui l’ente locale è il soggetto che raccoglie fondi e li spende per i servizi, non è più sostenibile economicamente e culturalmente; deve trasformasi in un soggetto che indirizzi, controlli e sostenga le iniziative provenienti dal basso. Riducendo i costi e la burocrazia, e aumentando l’efficacia dei servizi; la riforma che lo scenario attuale ci impone consiste nel liberalismo municipale, che lasci i soldi nelle tasche dei cittadini per non livellare la loro capacità di spesa e dar così una mano alla recessione».

Un esempio molto concreto di un tale approccio proviene dall’Inghilterra dove, «in un paesino di provincia è stato riaperto un pub, che rappresentava un riferimento per la comunità. Una cooperativa ha messo in piedi una banca e finanziato la sua riapertura, arrivando ad una gestione colletiva». Lì, l’amministrazione locale non ha sborsato un penny per fornire servizi, «ma ha destinato fondi a chi ha investito su se stesso, con conseguenze positive sul territorio». Tornando a Milano: secondo Masseroli, «qualcosa non quadra. Si prevede un piano di tagli e risparmio e si aumentano tasse e oboli di varia natura. L’introduzione dell’addizionale Irpef, l’aumento dell’Ecopass, del biglietto dell’autobus e della Tarsu fanno comprendere come i criteri adottati dal Comune siano sempre gli stessi, altro che spending review. Ovvero: raccogliamo fondi per fare spesa. Il Comune – conclude – non può più rappresentare, come in passato, un elefantiaco soggetto che spende, ma deve liberare energie riducendo la burocrazia e consentendo alle persone di sostenere le proprie iniziativa».  

 

(Paolo Nessi)





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