Il nuovo Cda della Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor ha dato l’ok al piano di risanamento per impedire che per ospedale e università diventi quanto prima obbligatori, a norma di legge, avviare le procedure fallimentari. La notizia proverebbe da fonti del Cda. Il via libera sarebbe stato dato nel corso della riunione da poco conclusasi. All’interno del Cda è stato espressa soddisfazione e speranza. Ora il San Raffaele si avvia all’udienza del tribunale fallimentare di Milano più serenamente. I pm meneghini avevano, infatti, depositato la richiesta di avvio delle procedure per il fallimento onde assicurare ai creditori di non rimanere del tutto a bocca asciutta. Per il San Raffaele, che ha un miliardo e mezzo di euro di buco e nei confronti del quale le anche sono esposte per 400 milioni, potrebbe essere salvato dal piano inizialmente previsto: un offerta di 250 milioni per l’acquisizione delle attività core, effettuata in quote identiche dallo Ior e dalla famiglia Malacalza. Il piano è stato accolto positivamente, in particolare, dalla banche coinvolte, tra cui Unicredit, Intesa San Paolo, Banca Popolare di Sondrio e Ubi. Gli istituti hanno assicurato la linea di credito occorrente nel periodo dell’avvio del piano. Anche la Banca Europea per gli investimenti avrebbe dato parere positivo. Pochi giorni fa il presidente della Regione Lombardia si era detto disposto a intervenire per il salvataggio dell’ospedale.
Ma, aveva aggiunto, che non gli sarebbe stato possibile farlo. Non tanto perché la Regione sia priva dei soldi per compiere un’operazione dl genere. Ma perché il patto di stabilità gl impedisce di utilizzarli. Rispondendo al ministro della Salute Ferruccio Fazio che si era augurato che la Regione compiesse un passo del genere, ha fatto presente che «un patto più stupido di questo non c’è; in questi anni abbiamo accantonato 4 miliardi di euro attraverso una gestione oculata dei nostri bilanci. Sono 4 miliardi destinati agli investimenti. Se si presentasse il caso di una necessità di intervento da parte della Regione, questi fondi dovrebbero essere sbloccati».
Formigoni, pur dicendosi, quindi, disponibili in linea teorica, ha fatto presente che ogniqualvolta il pubblico entra in tal misura nel privato non è mai una cosa positiva. In ogni caso, ha aggiunto: «seguo personalmente la vicenda. La Regione Lombardia è pronta eventualmente a intervenire, ma sono convinto che i privati che interverranno per riparare il buco saranno capaci di ripresentare un piano di risanamento forte e credibile. Il San Raffaele è qualcosa di strategico, il fallimento va evitato a ogni costo».