«Per vincere la sfida della crisi occorre ripartire dai contratti di rete. Soprattutto per le piccole e medie imprese, rappresentano un’opportunità per costruire delle alleanze che vanno al di là della matrice territoriale tipica del modello dei distretti». Renato Borghi, vicepresidente nazionale di Confcommercio, commenta così il quinto osservatorio di Altis sulle Piccole e medie milanesi, realizzato in collaborazione con la Compagnia delle Opere. Partendo da un dato che emerge dalla ricerca, valutato da Borghi come particolarmente rilevante: il 47,4% delle Pmi milanesi non esclude la possibilità di stringere alleanze formali o informali con altre realtà dello stesso settore, principalmente per apprendere o sviluppare nuovo know-how o per aumentare il potere contrattuale nei confronti dei fornitori e degli intermediari.
Borghi, che cosa l’ha colpito delle rilevazioni di Altis sulle Pmi milanesi?
I risultati dell’osservatorio sono perfettamente in linea con le analisi dell’ufficio studi di Confcommercio. Dal rapporto emerge una certa rinuncia a effettuare investimenti da parte delle imprese, un rapporto difficile con le banche, qualche problema sull’internazionalizzazione. Tutte osservazioni già emerse in passato, mentre la vera novità è rappresentata dai cosiddetti «contratti di rete». Questi ultimi rappresentano un’opportunità perché consentono soprattutto alle micro e piccole imprese, ma anche alle medie, di costruire delle alleanze che vanno al di là della matrice territoriale tipica del modello dei distretti. Permettendo inoltre di compiere delle scelte strategiche mirate. Per esempio di mettersi insieme per partecipare a Expo e incrementare la propria internazionalizzazione.
Oltre che di condividere i fondi per la formazione e la ricerca, sopperendo all’attuale tendenza a ridurre gli investimenti, che diventano però sostenibili nel momento in cui più imprese si mettono insieme. Spesso i contratti di rete sono utilizzati anche per fare sì che le aziende possano partecipare ad appalti pubblici, diventando più consistenti e attrattivi nell’offerta e rafforzando la capacità di confronto con il sistema bancario. Quindi la rete consente alle imprese di dare risposte ai problemi delle Pmi evidenziati da Altis e dalla Compagnia della Opere. La rete rappresenta inoltre sicuramente un fenomeno di innovazione dal punto di vista organizzativo.
Ma in concreto come possono operare questi contratti di rete?
Per esempio, nel commercio le reti possono consentire di rinvigorire il modello dei gruppi d’acquisto. I gruppi d’acquisto sono un modello poco praticato nel nostro Paese, a causa di una cultura individualista molto radicata nella fisionomia dell’imprenditore italiano. Nella distribuzione è possibile quindi rinnovare e rinvigorire questi modelli. Nella filiera agroalimentare inoltre queste reti possono consentire maggiori investimenti sulla logistica e sui mercati. Mentre per quanto riguarda il turismo possono consentire di costruire delle offerte mirate da presentare a livello internazionale. Ma tra i cantieri aperti nei contratti di rete ci sono anche i distretti del commercio, che sono i primi meccanismi di rete lanciati governatore Roberto Formigoni. Bisogna quindi studiare le esperienze in atto e promuovere le nuove esperienze, replicare dove ci sono delle buone prassi e naturalmente dedicare l’attenzione all’aspetto della formazione e delle competenze.
In che modo è possibile accelerare l’uscita dalla crisi per le Pmi lombarde?
Occorre innanzitutto fare da collante, connettere e fare rete in quel sistema di impresa diffusa che è stato anche uno dei motivi per cui l’Italia è uscita meglio di altri Paesi dalla crisi. Un sistema che però ha un limite, legato alle piccole dimensioni delle nostre imprese. Ed è proprio questo il motivo per cui crediamo molto nelle reti e nel loro sviluppo.
Concretamente come possono essere attuate queste reti di piccole imprese?
Innanzitutto attraverso il supporto delle istituzioni. I modelli infatti ci sono, li ha lanciati il ministro Giulio Tremonti e consentono tra l’altro dei vantaggi fiscali. Inoltre alcuni dei contratti di rete sono stati lanciati dalle associazioni di categoria. E proprio su questo tema si terrà un importante convegno all’interno della giornata dell’Economia, organizzata ogni anno dalla Camera di commercio. Il mio invito alle aziende è quindi quello di fruire di quelli che sono i provvedimenti di legge voluti dal ministero dell’Economia, vincendo quella tendenza all’individualismo che caratterizza spesso gli imprenditori italiani.
Nel 2010, il 74,3% delle Pmi milanesi ha mantenuto stabili i dipendenti e il 12,6% lo ha aumentato. E’ un segno di ripresa?
Se ciò è avvenuto, è merito del fatto che nelle micro e piccole imprese il titolare tende spesso a considerare i dipendenti innanzitutto come collaboratori, cioè come una parte integrante dell’azienda e non come delle semplici forze lavoro. E quindi nella fase attuale la crisi morde meno, tanto che si vedono i primi risultati. Come documentano i dati ufficiali, la micro e piccola impresa hanno difeso l’occupazione più delle grandi aziende. E’ infatti spesso la piccola impresa il luogo dove si attua una forma di coesione sociale sconosciuta ad altri livelli della nostra economia.
(Pietro Vernizzi)