Un nuovo sistema di compartecipazione alla spesa sanitaria basato sulle franchigie anziché sui ticket. Il ministro della Sanità, Renato Balduzzi, starebbe pensando di introdurlo a partire dal 2014: “Stabiliremo una quota che verrà pagata in relazione al reddito. Oltre un certo limite scatta per tutti la gratuità”. Per ora si tratta soltanto di un’ipotesi, mentre è già stato inserito nel provvedimento sulla revisione della spesa, noto anche come spending review, l’obbligo per i medici di base di prescrivere solo il principio attivo anziché il farmaco di marca. Ilsussidiario.net ha intervistato Elio Borgonovi, professore di Economia delle aziende sanitarie all’Università Bocconi.
Professor Borgonovi, in che cosa consiste il sistema delle franchigie proposto dal ministro Balduzzi?
La finanziaria di Tremonti prevedeva un aumento delle compartecipazioni di 2 miliardi di euro, per un totale di proventi da ticket pari a 4 miliardi. L’alternativa proposta dal ministro Balduzzi consiste nel calcolare una percentuale sul reddito, in modo che chi acquista dei farmaci sconti su questo importo il ticket corrispondente. Se un contribuente ha un reddito da 100mila euro, con una compartecipazione al 3% pagherebbe 300 euro. Se per esempio acquisto un medicinale il cui ticket è di 20 euro, sconto quella somma sui miei 300 euro e, quando arrivo a consumare l’intera franchigia, i farmaci successivi sarebbero tutti gratuiti.
Lei come valuta questa ipotesi di riforma?
La proposta è interessante, ma ci sono dei fortissimi dubbi sulla sua gestibilità operativa. Richiederebbe di sostituire la tessera sanitaria inserendo un microchip, nel quale registrare le somme da scontare sulla franchigia tutte le volte che acquisto un farmaco o beneficio di una prestazione diagnostica sottoposta a ticket. Sarebbe inoltre necessario che in tutti i punti nei quali sono erogate le prestazioni vi sia un’attrezzatura adeguata per registrare l’importo del ticket che io ho consumato.
La tecnologia non è sufficientemente avanzata per fornire risposte a questi problemi tecnici?
Con i sistemi informatici attualmente a disposizione, le farmacie, i laboratori, i centri diagnostici ospedalieri e non, possono avere la possibilità di registrare gli sconti sulla franchigia. Sul piano operativo occorrerebbero comunque interventi per aggiornare gli strumenti a disposizione delle singole strutture. Si aggiungerebbe inoltre un secondo problema, che vale anche per i ticket, legato all’impatto di chi evade le tasse e figura quindi con un reddito basso anche se magari è benestante.
Che cosa ne pensa invece della controversia sui farmaci “griffati” che dovranno essere sostituiti dall’indicazione del solo principio attivo?
L’alternativa tra il farmaco griffato e quello generico è una questione discussa da tempo. In parte era stato già affrontato, affermando che il medico può prescrivere il farmaco di marca, ma il farmacista è tenuto a segnalare al paziente il generico equivalente.
Con il provvedimento contenuto nella spending review, sarebbe ulteriormente incoraggiato l’utilizzo dei farmaci generici …
Secondo alcuni esperti il principio attivo è lo stesso per tutti i farmaci equivalenti, mentre secondo altri anche di fronte a principi attivi che hanno le stesse indicazioni terapeutiche i medicinali non sono perfettamente uguali. Obbligare il medico a prescrivere solo il principio attivo è da alcuni considerato quindi leggermente rischioso, in quanto i due farmaci potrebbero non avere le stesse caratteristiche terapeutiche. Personalmente sono convinto che avere stabilito un tetto alla spesa farmaceutica, prevedendo una sua riduzione nel 2013 e nel 2014, probabilmente rappresenta già un deterrente significativo. Si poteva insistere in questa direzione senza introdurre un obbligo a prescrivere solo i principi attivi.
In che senso?
Per esempio ritoccando il tetto alla spesa farmaceutica dall’11,5% all’11,4%, in modo da incrementare i risparmi per la sanità pubblica, lasciando però al medico la possibilità di indicare il farmaco di marca. La conseguenza dell’obbligo di indicare solo il principio attivo potrebbe essere infatti opposta a quella sperata. Lasciando grande discrezionalità al farmacista, quest’ultimo potrebbe essere indotto a preferire qualche azienda rispetto alle altre. E il preferire può non essere legato solo alla competenza scientifica, ma anche ad alcune operazioni di marketing.
Perché ritiene che le conseguenze sarebbero opposte a quelle sperate?
Si rischia di penalizzare le imprese con un investimento in ricerca, una politica di promozione del farmaco più legata a dati basati sull’evidenza, e che finanziano studi per verificare se esiste una perfetta sostituibilità o meno dei medicinali di marca con quelli generici. Al contrario, sarebbero favorite le case farmaceutiche più aggressive dal punto di vista del marketing, che non necessariamente sono le migliori.
(Pietro Vernizzi)