Caro direttore,
Da quando mi sono alzato dal divano per candidarmi alle elezioni mi sono trovato in un caleidoscopio di doppie identità, matrioske e incroci da far venire il mal di testa. Mi hanno detto di tutto: da un lato che Albertini è la stampella di Ambosoli, dietro cui c’è la CGIL, Vendola, e tutta la Sinistra, e dall’altro che Maroni è una finta, non è quello che sembra, perché in realtà dietro c’è Formigoni (lo stesso Maroni che ha invece fatto cadere la sua giunta qualche mese fa!).
Sono queste le premesse per ritrovarsi, prima e dopo il voto, più confusi di prima, con tutti che hanno vinto, nessuno che ha perso, con tutto che è cambiato senza che sia cambiato nulla. Credo invece che valga la pena valutare ogni candidato per la sua proposta politica, fatta della sua storia personale, delle alleanze che lo sostengono, e dell’orizzonte ideale e della prospettiva che prova a portare avanti: vincerà quello che sarà risultato più credibile e convincente, e perderanno gli altri, con buona pace dei giochini di specchi e rimbalzi per cui votarne uno significa votarne un altro.
Valutiamo quindi i programmi e la prospettiva di continuità con quanto di buono è stato fatto e di cambiamento verso le inefficienze e i difetti che, soprattutto negli ultimi mesi, sono emersi nel sistema regionale lombardo.
Qui, lo ammetto, sono di parte: candidato al consiglio regionale nella lista Lombardia Civica, a sostegno di Gabriele Albertini, parto da noi. Albertini ha presentato un programma dal titolo eloquente: “Più società, meno stato (e Regione), zero compromessi”. Per me significa valorizzare quanto di buono ha fatto la Lombardia, nelle politiche sussidiarie su scuola, famiglia, sanità e ricerca, con un po’ di coraggio nel definire “errori” certi (troppi) compromessi con una gestione troppo disinvolta della cosa pubblica, e con interessi corporativi o di parte.
Mi permetto di dare anche alcuni spunti su cui, da candidato al Consiglio Regionale, vorrei indirizzare il mio impegno:
1. Scuola: la dote scuola non è solo una politica a sostegno del merito, come la intende Ambrosoli, ma a sostegno della libertà delle famiglie di scegliere l’educazione per i propri figli. Io ritengo che vada rafforzato soprattutto nei confronti di bambini e ragazzi con disabilità, per permettere loro di scegliere la scuola per i propri figli e coprire interamente i maggiori costi relativi al sostegno e all’integrazione con gli altri bambini.
2. Famiglia: il “fattore famiglia”, ovvero il riconoscimento dei carichi familiari (figli, disabili, anziani a carico) nell’identificazione dell’aliquota fiscale e nel costo dei servizi, va esteso e reso sistematico in ogni politica regionale. Tengo a segnalare un esempio concreto, che viene del Comune di Milano, proposto dall’opposizione e approvato all’unanimità: lo sconto per l’abbonamento ai mezzi pubblici per le famiglie numerose (con più di tre figli). Vorrei fosse esteso anche ai pendolari e agli utenti del Trasporto pubblico locale in Regione Lombardia.
3. Giovani: la Lega Nord propone di riservare quote ai giovani lombardi una “quota” nelle università a numero chiuso. Io credo che i giovani della nostra regione non abbiano bisogno di “aiutini” per frequentare l’Università, ma di aprirsi al mondo, per imparare e per confrontarsi con il contesto internazionale e crescere e far crescere lo spirito europeo. Propongo quindi di sostenere, con un contributo economico e valorizzando la creazione di rapporti tra scuole e università lombarde, chi intende trascorrere un anno di studio all’estero o svolgere all’estero la propria tesi di laurea.
4. Imprese: Ambrosoli propone di istituire una banca della Lombardia: proposta bizzarra da una parte politica che ha gestito con esiti fallimentari una banca a Siena. Io credo che, prima di tutto, valga la pena evitare che siano le imprese a fare da “banca” per la Regione Lombardia. Credo quindi che sia necessario che chi fornisce prodotti o servizi al la Regione o al “sistema regionale” debba essere pagato puntualmente dopo 60 giorni. Un principio di legalità, libertà di impresa e buon vivere civile che dovrebbe essere ovvio, e che va esteso alle aziende regionali, alle ASL, alle Aziende Ospedaliere pubbliche e private accreditate, da cui vale la pena pretendere la responsabilità di chi offre un pubblico servizio.
5. Lavoro: di certo al centro del programma di tutti i candidati, che si sfidano a colpi di promesse elettorali sul numero (300, 350, 500, un milione!) di posti di lavoro che creeranno. Credo che su questo piano ci voglia, più che sugli altri, concretezza, responsabilità e collaborazione. Io parto da un punto semplice: che chi aiuta e accompagna chi ha perso il lavoro a trovarne uno nuovo deve essere sostenuto e valorizzato, e va in questo senso la dote lavoro di Regione Lombardia. Ma la stessa dote deve essere a disposizione dei giovani: ciascuno deve poter svolgere un periodo di stage in un’azienda lombarda di almeno sei mesi, retribuito adeguatamente; il costo deve poter essere detratto dall’IRAP da parte dell’azienda, fino al 100% se lo stage dà origine ad un contratto di assunzione (anche da apprendista o a tempo determinato).
Sono spunti concreti che cercano di dare contenuto ad una campagna elettorale per ora fatta di slogan: “il 75% delle tasse al Nord” di Lega e PdL, una promessa populistica e demagogica che manifesta una volontà politica sbagliata per la regione e per il Paese; o fatta di generiche affermazioni di “azzeramento di quanto fatto fino ad ora”, con cui Ambrosoli e le sinistre vogliono marcare una discontinuità, ma che suonano minacce vane e fuori dalla realtà di una Regione ben amministrata e amata dai suoi cittadini.
Vale la pena impegnarsi con la responsabilità di proposte concrete per lavorare, seriamente, per il bene comune. Chi ci sta?
Luca De Simoni
(@lucadesimoni, [email protected]
Candidato con il Movimento Lombardia Civica – Albertini Presidente)