:. Avviso ai lettori: quella che state per leggere è un’esercitazione. Dopo la giornata di ieri, in cui sondaggi pre-elezioni, istant poll, proiezioni e risultati finali ci hanno fatto provare il brivido delle montagne russe, l’analisi delle previsioni sui risultati delle elezioni regionali in Lombardia, Lazio e Molise può essere solo un’esercitazione accademica. Che però, sia ben chiaro, serve sempre.
Premessa indispensabile: sul fronte delle Regionali si giocano in contemporanea due partite, quella per il presidente e quella per il consiglio regionale, e le regole variano da Regione a Regione: liste provinciali, liste regionali sì e no, listini bloccati sì e no… E su tutto, poi, impera la grande incognita del voto disgiunto, atto liberatorio per alcuni, subdola insidia per altri. Sarà forse per questo che qui il partito degli indecisi, almeno secondo i dati pre-votazioni di SWG, raccoglie meno aderenti di quello schierato per Camera (27%) e Senato (26%): indecisi più astenuti quotano 21% nella scelta per il presidente e salgono al 24% per il voto ai partiti con destinazione consiglio regionale.
Focalizziamo ora la nostra esercitazione sulla votazione più di peso, ossia quella che determinerà la politica futura del cuore economico del Paese, ovvero la Lombardia. Cinque candidati per la poltrona di Governatore, lasciata libera obtorto collo da Roberto Formigoni, ma la sfida reale è a due: Umberto Ambrosoli e Roberto Maroni. Che se la giocano testa a testa. SWG li dà alla pari, con una forbice per entrambi tra il 37 e il 40%. Entrambi hanno già “messo giù cappello” a Palazzo Lombardia ma nessun mago delle previsioni si è azzardato ad indicare su quale sedia – del governatore o del capo dell’opposizione – l’abbiano fatto. Gli altre tre candidati fanno scenografia, con l’unica donna a brillare di luce riflessa: i fuochi d’artificio delle stelle grilline illuminano infatti Silvana Carcano con una potenza inferiore a quella nazionale e il suo bottino di voti dovrebbe assestarsi tra il 12 e il 15%. Gabriele Albertini, rimasto in corsa nonostante tutto, racimolerebbe tra il 5 e l’8% mentre il bocconiano esponente di Fare, Carlo Maria Pinardi si dovrebbe accontentare di una quota tra il 2 e il 4%.
Passiamo ora al Consiglio regionale, analizzando prima il voto per coalizioni e poi quello per partiti. Ovviamente anche qui testa a testa tra centrosinistra e centrodestra, con un prevalere minimo di quest’ultimo: 37,2 contro 37. Ma se guardiamo ai partiti, il testa a testa cambia protagonisti e vede assestati entrambi su quota 15,8 la Lega Nord e il Movimento 5 Stelle, mentre la palma di partito-leader viene conquistata dal Partito Democratico, con il 24,9% dei voti. Quarto partito, il Pdl, con il 14,7 mentre la Lista Civica di Albertini con il 3.2 porta a casa pressoché la metà dei voti raccolti dalla sua coalizione (6.6%). Tracollo per IdV-Di Pietro che transita dal 6.3% ottenuto nelle regionali 2010 all’attuale 1.1, mentre Sel raddoppia, passando dall’1.4 di tre anni fa al 3%. Analoghi valori per Oscar Giannino con il suo Fare e per la Lista civica per Maroni presidente (accreditati entrambi di un 3.4%) mentre conquisterebbe la quinta posizione con il 6% dei voti una nuova aggregazione politica, il Patto Civico per Ambrosoli.
Esercitazione finita. Ora si passa alla prova reale. Ci ritroviamo sulla diretta.