Si compie il 18 settembre un anno esatto da quando il Comune di Milano ha inaugurato, dietro insistenza del sindaco Pisapia che ne aveva fatto uno dei suoi cavalli di battaglia, il registro delle unioni civili. Già presente in molte città italiane, è stato criticato anche per avere ben poca funzionalità in quanto non esiste in Italia una legge che regola le unioni civili. Più un gesto dimostrativo di tipo politico e di valore simbolico, il registro delle unioni civili ha visto in dodici mesi la registrazione di 704 coppie, di cui solo un terzo omosessuali. Non un grande risultato numerico, soprattutto per quanto riguarda i gay, ma il comune di Milano giudica il risultato assai positivo: un bilancio che ci impressiona positivamente, è il commento degli amministratori. Nel dettaglio 704 le registrazioni, di cui 1050 persone eterosessuali e 358 gay. Poche le coppie lesbiche, invece. La coppia più giovane ha 22 anni, quella più anziana è costituita da due uomini rispettivamente di 64 e 80 anni. Per l’assessore al welfare questi dati confermano un aspetto qualitativo dell’iniziativa, una opportunità importante da dare ai milanesi, ha detto. Ha aggiunto Pierfrancesco Majolino: “Siamo impressionati positivamente, siamo con decisione la città con il registro più ampio. Ed è un cammino, non è stato solo una botta di consensi iniziale e poi niente, ma continua: è diventata un’abitudine. Ora andremo avanti sul terreno dei diritti”. In questo senso annuncia prossimamente l’apertura della Casa dei diritti, dove si svolgerà consulenza e sostegno a chi si sente discriminato in campo sessuale ma non solo. Nella Casa dei diritti anche uno spazio dedicato a chi sostiene il biotestamento di fine vita.