La verità piatta piatta, chiara chiara la dice subito l’ex sindaco e senatore e unico sostenitore del governo al tavolo Gabriele Albertini: la vittoria è lo spartiacque. All’incontro sul futuro politico (possibile) del civismo organizzato a Milano dalla lista civica di Stefano Parisi, “Io corro per Milano”, aleggia il sogno (per i presenti) e l’incubo (per Forza Italia e affini) del “modello Brugnaro”, sindaco vincente a Venezia ma vincente sulle macerie dei partiti tradizionali. Qualche ingrediente c’è: il candidato forte, la lista civica agguerrita. Ma ci sono anche alcuni problemi in più: i partiti si sono fatti furbi, dopo Venezia, ed è stata dura – racconta Albertini – ottenere il nome di Parisi sul simbolo (“Un partito in particolare non voleva”) e il nome sulla lista è stato ottenuto grazie anche alla richiesta ultimativa di Corrado Passera, in cambio della confluenza delle forze di Parisi e di Italia unica.
Poi, certo, non può mancare un botta e risposta su Renzi e sul renzismo: molto duro contro il senatore Gaetano Quagliariello, ancora a sostegno (“ancora per poco dice Quagliariello”) il senatore Albertini, che gioca su quella consonante che distingue il civismo dal cinismo per tessere le lodi della politica dal basso. Tutti d’accordo sul ruolo di una lista civica che si aggiunge ai partiti tradizionali ma come lievito di nuove coalizioni, sempre che si vinca (ribadisce Albertini). Antonio Pilati auspica che finalmente il sistema politico torni in equilibrio con la creazione di uno schieramento credibile anche al di qua del renzismo e critica chi usa la parola populismo come una clava accusatoria: se i partiti tradizionali non danno risposte. Però il pupulismo leghista è cinico perché invece di dare le risposte, alimenta le domande: qui concordano Albertini e Quagliariello. Come ridare equilibrio al sistema?
Cercavamo di farlo – ricorda Quagliariello, ex ministro delle Riforme – con la fase costituente interrotta dalla “frattura” decisa da Renzi. Lelio Alfonso sottolinea il ruolo a Milano – a suo dire decisivo – di Corrado Passera, che scegliendo di mettere assieme le forze ha posto le basi della novità Parisi quasi modello Brugnaro, sempre che come Brugnaro vinca. Manfredi Palmeri invece attacca il M5S, “passato dalla fase rivoluzionaria a quella del terrore”, e per questo auspica la nascita di un’alternativa liberale al renzismo. Ecco, appunto, la domanda inevasa è sempre la solita: Renzi è forte perché non c’è un’alternativa o non c’è un’alternativa perché Renzi è forte? Beh, intanto, ricorda Alfonso, proprio lui che è stato sindaco vuole che delle amministrative quasi non si parli: sa che qualche problema sul territorio lo ha. Nel centrodestra invece, mentre Quagliariello punzecchia Angelino Alfano: tra qualche mese ci sarà un Nuovo nuovo centrodestra? “Non vorrei che tra sei mesi ci vorrà poi un Nuovo nuovo nuovo centrodestra”, nel centrodestra – si diceva – c’è “coopetition” tra civismo e partiti tradizionali, spiega Albertini: può essere buona cosa, “ma la vittoria è lo spartiacque”.