Esercitazione NATO mette in sicurezza, per ora, il fronte est dopo i droni russi in Polonia. Ma sui droni i Paesi europei non sono a livello di Mosca e Kiev
La chiamano “Sentinella dell’Est”. Ed è la risposta della NATO alla vicenda dei droni russi che, pochi giorni fa, hanno violato lo spazio aereo polacco. Si tratta, almeno per ora, di una missione iniziata con aerei e navi francesi, tedeschi e danesi, di protezione del fianco est dell’Alleanza, che secondo la prassi dovrebbe durare per alcune settimane o fino a quando la problematica troverà una soluzione.
Per farla diventare invece permanente, spiega Giuseppe Morabito, generale dell’Esercito, fondatore dell’IGSDA e membro del collegio dei direttori della NATO Defense College Foundation, occorrerebbe il consenso di tutti i Paesi dell’Alleanza.
Allo sconfinamento dei droni russi si potrebbe rispondere, secondo fonti diplomatiche, anche con una no-fly zone a cavallo del confine tra Polonia e Ucraina. Alla missione non sarebbe prevista, al momento, la partecipazione dell’Italia, che invece gioca un ruolo nella difesa aerea dei Paesi baltici.
“Eastern Sentry”: così la NATO ha chiamato la sua nuova missione nell’Europa dell’Est. In che cosa consiste?
Si tratta di una missione con uno scopo di deterrenza nei confronti di un’eventuale ulteriore provocazione da parte della Russia, dopo quella dei droni lanciati in direzione della Polonia.
Quindi quell’episodio è attribuibile ai russi?
Se 19 droni entrano nello spazio aereo polacco non può essere un caso. Fino a che si tratta di uno o due si può anche pensare, come spesso capita, che siano stati colpiti nel loro volo verso l’Ucraina dalla contraerea di Kiev e quindi deviati nel tragitto fino ad arrivare in Polonia.
Se la contraerea ne ha la possibilità, quando avvista un drone cerca di distruggerlo e abbatterlo, oppure riesce a ridurre la sua precisione di volo danneggiandolo. In questo caso può cadere in una zona che non era il suo obiettivo iniziale. Ma se parliamo di 19 droni, la loro traiettoria non può essere un caso. In altri momenti del conflitto era già successo che qualche drone russo cadesse in territorio polacco, ma in quell’occasione, appunto, era stato confermato che era intervenuta la contraerea ucraina, deviandolo.
La missione annunciata dal segretario generale della NATO, Mark Rutte, è una risposta diretta a questo episodio o era già programmata?
È una risposta. È deterrenza. È un modo per riaffermare che il territorio della NATO non può essere violato. La missione è stata decisa per rinforzare da subito le difese aeree e antidrone nelle Repubbliche baltiche e in Polonia.
Vuol dire che c’era comunque una falla nel sistema di difesa?
L’Ucraina non riesce a rendere vani tutti gli attacchi sul suo territorio e i 19 droni russi sono riusciti ad attraversarlo e a entrare in quello polacco. La Polonia non prevedeva una penetrazione di droni così massiccia nei suoi cieli: uno sconfinamento russo di tale entità numerica non era sicuramente atteso.
Adesso cosa succederà? La “Sentinella dell’Est” come si opporrà al possibile arrivo di altri droni?
Dovrebbero utilizzare altre batterie contraeree sul territorio polacco e aerei che sono già stati indicati in rinforzo dalla Francia, dalla Germania e dalla Danimarca (forse anche dal Regno Unito). Si annuncia anche una fregata danese, schierata nel Mar Baltico, che con le sue capacità contraeree dovrebbe contribuire a evitare che altri tentativi di sconfinamento possano andare a segno.
Ma questa diventerà una struttura permanente?
No, per il momento si tratta di una missione temporanea. Per diventare permanente occorre una decisione della NATO e un consenso totale da parte di tutti i suoi membri. Certamente, comunque, i Paesi europei della NATO si organizzeranno per aumentare le loro capacità antiaeree e antidrone.
In occasione dello sconfinamento dei droni russi in Polonia si è parlato anche dell’intervento di un jet italiano nelle operazioni di difesa. Ora fonti giornalistiche parlano di una possibile partecipazione dell’Italia alla nuova missione. Che ruolo ha il nostro Paese in questa vicenda?
L’Italia è già coinvolta nell’operazione che prevede la difesa dello spazio aereo dei Paesi baltici. A rotazione con quelli di altri Paesi i nostri aerei partecipano ai controlli dello spazio aereo in Lituania, Lettonia ed Estonia. Non c’è un altro coinvolgimento annunciato al momento.
L’Italia non ha dichiarato che parteciperà alla missione “Eastern Sentry”, mentre è previsto il coinvolgimento, come già indicato, di tre aerei francesi e quattro tedeschi e di altri Paesi dell’Alleanza.
Si parla anche della possibilità di creare una sorta di zona cuscinetto, di area no-fly zone ridotta fra la Polonia e l’Ucraina. Un’ipotesi concreta?
Si tratterebbe dell’iniziativa di alcune nazioni, non della NATO nella sua interezza. L’Alleanza, per far questo, ancora una volta dovrebbe avere il consenso di tutte le nazioni che ne fanno parte.
Ma cosa significa creare una no-fly zone tra Polonia e Ucraina?
Vuol dire che gli assetti predisposti dalla Polonia e da altri Paesi faranno in modo che nessun velivolo, compresi i droni, sorvoli e superi quell’area. Lì non dovrebbe volare niente di ostile: quello che vola viene abbattuto.
Quanto è pericolosa una no-fly zone? Si possono verificare anche incidenti che poi diventano difficili da gestire?
Se la Russia o la Bielorussia faranno volare i loro aerei o droni potranno essere abbattuti. Se una certa area viene messa sotto controllo bisogna mettere in preventivo anche la possibilità di uno scontro aereo oppure che vengano abbattuti droni russi. Sarebbe un rischio calcolato.
Al di là di questa missione, l’episodio dei droni russi in Polonia porta la NATO a ripensare un po’ anche alle sue strategie, al suo posizionamento nell’Est dell’Europa, al confine con la Russia?
Credo che l’invio di 19 droni da parte dei russi possa essere interpretato anche come un tentativo, da parte di Mosca, di testare la capacità di reazione della Polonia e della NATO in quel settore. L’Alleanza Atlantica si è già posta il problema di potenziare le sue difese nell’area fin dall’inizio del conflitto con l’Ucraina.
Bisogna vedere poi cosa succederà in futuro, per capire se realmente la Russia ha deciso questa azione provocatoria per testare la reazione o se si tratta dell’inizio di una campagna più articolata. In questo caso ci sarebbe da preoccuparsi.
La guerra fra Russia e Ucraina è diventata per molta parte una guerra di droni. L’Occidente è sufficientemente attrezzato da questo punto di vista?
L’Ucraina si sta costruendo i droni da sola su licenza estera. Noi stiamo cominciando a pensarci perché il futuro dei conflitti sarà soprattutto con l’impiego massiccio di droni. Un collega, sintetizzando questo cambiamento, diceva che, mentre prima i soldati guardavano dove mettevano i piedi e dove passavano i loro mezzi per paura di mine e ordigni esplosivi, ora guardano in cielo, perché la maggior parte dei pericoli arriva da lì.
In Italia c’è un reggimento dell’Esercito che si è specializzato nel conflitto con i droni. Bisognerà comunque acquisirli ed essere pronti a utilizzarli. In questo momento Russia e Ucraina, da questo punto di vista, sono per necessità molto più avanti di molti Paesi della NATO, nell’ambito della quale chi ha sviluppato questa capacità produttiva è soprattutto la Turchia.
(Paolo Rossetti)
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