La morte di Chiara Jaconis potrebbe essere addossata ai genitori del 13enne che ha lanciato le statuette: entrambi sono a rischio processo
Rischiano il processo i genitori del 13enne che lanciò dalla finestra di casa una statuetta, uccidendo Chiara Jaconis. E’ questo quanto ha deciso la procura di Napoli che ha messo sotto indagine la madre e il padre del giovane ritenuto responsabile della morte della turista padovana, avvenuta nel 2024. La ragazza si trovava nel capoluogo campano per una vacanza e mai avrebbe immaginato che quella camminata fra i caratteristici vicoli lastricati del centro storico partenopeo, si sarebbe trasformata in tragedia.
Mentre stava tranquillamente passeggiando osservando le bellezze caratteristiche di Napoli, le sono cadute in testa due statuette che l’hanno di fatto ammazzata. Secondo quanto riferisce il Mattino, ora gli inquirenti hanno attenzionato i genitori del 13enne autore di questo gesto, anche perchè lo stesso, essendo Under 14, non è imputabile per la legge italiana. La madre e il padre, invece, erano a conoscenza del fatto che il loro figlio non sarebbe stato nuovo a questi lanci, e proprio per questo avrebbero dovuto vigilare meglio su di lui, assicurandosi che non avrebbe più lanciato oggetti dalla finestra.
Nonostante ciò che aveva già fatto (si parla di lanci di mollette e di un tablet), i genitori del 13enne non hanno posto in essere delle “misure cautelari”, come ad esempio delle serrature più forti, di modo da impedire che lo stesso aprisse comunque la finestra del balcone, ne tanto meno evitare di lasciare a disposizione del ragazzino i manufatti.
Inoltre i genitori avrebbero anche omesso la vigilanza, seppur per qualche secondo, sullo stesso 13enne. Alla luce di queste evidenze la Procura di Napoli ha deciso di indagare due professionisti Napoli che sono ritenuti responsabili del gesto del loro figlio, una serie concatenata di eventi che ha portato all’uccisione della povera Chiara Jaconis. Era il settembre del 2024 quando nei Quartieri Spagnoli, in via Sant’Anna di Palazzo, accadeva il fattaccio e 13 mesi dopo gli inquirenti hanno chiuso l’indagine accusando i due genitori di cooperazione in omicidio colposo.
CHIARA JACONIS, I GENITORI DEL 13ENNE SARANNO RINVIATI A GIUDIZIO?
La decisione giunge dopo che la procura dei minori ha deciso di archiviare la posizione del ragazzino, proprio perchè – come detto sopra – non ancora in età imputabile di conseguenza, per dare giustizia alla famiglia di Chiara Jaconis l’unico modo è procedere contro i genitori.
Bisognerà capire se i due verranno rinviati a giudizio ma alla luce di quanto emerso fino ad ora la probabilità che si apra un dibattimento c’è, di modo che si possa mettere la parola fine a questa drammatica vicenda e nel contempo che gli stessi genitori del ragazzino possano dimostrare la loro innocenza eventuale.
A provocare la morte della turista di Padova sarebbero stati due oggetti richiamanti l’Egitto, ovvero, due statuette: una del faraone Akhenaton e una della regina Nefertiti. Due statue che hanno ucciso praticamente sul colpo la turista a causa del loro peso: il faraone aveva infatti un peso di due chili e 200 grammi, mentre la regina di ben 4 kg e 600 grammi.
CHIARA JACONIS, I GENITORI DEL 13ENNE RIMANDANO AL MITTENTE LE ACCUSE
Non è ben chiaro quale dei due abbia raggiunto alla testa la turista, ma tenendo conto dell’altezza a cui sono stati lanciati – si parla di circa 9 metri – e delle leggi fisiche, l’impatto è stato devastante.
Purtroppo, come accennato sopra, il ragazzino non era nuovo a questi lanci e ciò lo si capisce dal fatto che in passato i genitori avevano provato a rafforzare le serrature del balcone, invano. Certo è che di fronte ad un caso di questo tipo ci si domanda come avrebbero dovuto agire i genitori: non sembrerebbe infatti semplice vigilare su un 13enne incline a questi gesti, a meno che non ci si porti H24 le chiavi del balcone dietro, cosa alquanto improbabile.
Vero anche che qualche precauzione in più si poteva prendere: vedremo come si chiuderà questa vicenda, in ogni caso, drammatica. Va precisato che i due coniugi negano ogni responsabilità e anche di aver omesso la vigilanza del figlio, oltre a non riconoscere la proprietà degli oggetti lanciati.