Cos'è successo a Marco Pantani, la ricostruzione delle inchieste sulla sua morte: a Linea di confine un caso irrisolto pieno di ombre
Le circostanze della morte di Marco Pantani sono ancora avvolte nel mistero: si è suicidato, è morto accidentalmente o è stato ucciso? Queste domande sono al centro della nuova puntata di Linea di confine, che ripercorre la vita del campione di ciclismo a 25 anni dalla sua morte. Il Pirata venne trovato morto il 14 febbraio 2004 in un appartamento di un residence di Rimini. L’autopsia evidenziò un edema polmonare e cerebrale, frutto di un’overdose di cocaina e, in base a una perizia eseguita successivamente, anche di psicofarmaci.
Per molti, la sua morte ha a che fare con quanto accaduto il 5 giugno ’99, quando venne trovato positivo al doping a Madonna di Campiglio: Pantani venne squalificato, ma lui era convinto di essere stato fregato. Il complesso percorso giudiziario seguito al decesso si intreccia con le circostanze sospette del caso doping, che hanno alimentato diverse teorie negli anni.
MORTE MARCO PANTANI, OMBRE E TEORIE
C’è chi ha ipotizzato un complotto contro il ciclista romagnolo e chi, come la mamma, sostiene che sia stata simulata l’overdose. Sono state tre le indagini sulla morte: la prima concluse che la causa era un abuso di cocaina e farmaci, escludendo quindi l’omicidio; anche la seconda si concluse con l’archiviazione, nonostante la riapertura per elementi sospetti individuati nella stanza e nuove perizie; poi la terza, promossa dalla madre di Marco Pantani, sulla base di nuove testimonianze. L’unico processo che è stato celebrato fu a carico degli spacciatori: uno fu assolto, mentre gli altri vennero condannati a pene lievi.
LE INCHIESTE GIUDIZIARIE SULLA MORTE DI MARCO PANTANI
Gli elementi sospetti riguardano, in primis, il disordine nella stanza (con nulla di rotto), le lesioni sul corpo di Marco Pantani, le segnalazioni telefoniche del Pirata, due giubbotti mancanti, le telecamere di sicurezza non funzionanti nella zona del retro. L’ipotesi di chi non crede al suicidio è che il ciclista non fosse solo o che vi siano state interferenze esterne nella scena della morte. Era presente anche del cibo cinese, che però Marco Pantani non mangiava. Tali dubbi e perplessità portarono all’apertura della seconda inchiesta, nel 2014, con l’ipotesi di omicidio, ma contro ignoti.
Dopo alcuni mesi, fu chiesta l’archiviazione, nonostante una perizia smentisse quella eseguita subito dopo il decesso e rilevasse errori compiuti dagli inquirenti durante la prima indagine. Nel 2021 è stata aperta la terza inchiesta, a Rimini, con nuove testimonianze e approfondimenti, che però non sembrano aver portato a una svolta. Ma mamma Tonina non si è mai rassegnata alle archiviazioni, continuando a chiedere verità e giustizia per il figlio, promuovendo nuove indagini e perizie. Di fatto, però, non è stata ancora fatta piena luce sulla morte del Pirata e sulla sua esclusione dal Giro.
