Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, condannati nell’ottobre del 2021 a tre anni di carcere per tentata violenza sessuale di gruppo ai danni di Martina Rossi, sconteranno la loro pena in affidamento in prova ai servizi sociali. Dopo la semilibertà i due ragazzi potranno uscire definitivamente dal carcere così come stabilito il Tribunale di sorveglianza di Firenze in due diverse udienze: luglio 2023 per Vanneschi e a febbraio scorso per Albertoni. La notizia, riportata da TgCom24.it, è stata resa pubblica solo in queste ore, e chiude di fatto una vicenda che lascia diversi dubbi.
La giovane Martina Rossi morì a solo 20 anni il 3 agosto del 2021 dopo essere precipitata dalla terrazza di una camera d’albergo a Palma di Maiorca, in Spagna, dopo che stava cercando di sfuggire ai due ragazzi che alloggiavano nella stessa struttura. Entrambi vennero processati per la morte della studentessa di Genova ma solamente con l’accusa di tentata violenza sessuale e non con quella di omicidio. Albertoni e Vanneschi erano stati rinchiusi in carcere ma potendo uscire per lavorare, prima di fare appunto ritorno in cella; i loro legali hanno quindi presentato istanza per mitigare la detenzione, ottenendo così la messa in prova ai servizi sociali.
MORTE MARTINA ROSSI, ALBERTONI E VANNESCHI IN AFFIDO: LA LORO PENA SCADRÀ L’ANNO PROSSIMO
Il giudice di sorveglianza, precisa ancora TgCom24.it, ha accelerato i tempi per Luca Vanneschi per via di alcune questioni famigliari, mentre il mese scorso è arrivata la decisione per Albertoni con la stessa procedura. Entrambi sono affidati ad un’associazione di volontariato e durante la notte hanno l’obbligo di non uscire: nel 2025 terminerà la loro condanna.
Dura la reazione dei genitori di Martina Rossi: “Affido? Da loro mai le scuse” Albertoni e Vanneschi “non hanno mai chiesto scusa, il minimo era che scontassero la pena in carcere, il giudice ha sbagliato a concedere l’affido perché è venuto a mancare, proprio per questo, il principio di resipiscenza necessaria in questi casi”, son le parole di Bruno Rossi e Franca Muriald. La madre ha aggiunto: “Così si dà solo il cattivo esempio ai giovani, loro non si sono mai pentiti”, e il padre: “Nessuno mi ridarà mai mia figlia”.