La verità su Natalino Mele può riscrivere la storia del Mostro di Firenze? Ecco cosa ne pensa il giornalista Pino Rinaldi a riguardo
Il noto giornalista e scrittore di cronaca nera, Pino Rinaldi, è stato ospite ieri sera negli studi del programma di Rai Due, Filorosso, per parlare del caso del Mostro di Firenze, un giallo che non è mai stati chiarito fino in fondo e che sembra sia pronto a raccontare delle nuove verità. Il tutto ruoterebbe attorno alla figura di Natalino Mele, ex bimbo che venne graziato dal mostro di Firenze, e che si è scoperto avere una paternità diversa rispetto a quanto si pensava.
“La storia è questa – le parole di Pino Rinaldi parlando con Manuela Moreno – la pistola che ha ucciso dal 1974 al 1985 è la stessa che ha ucciso la mamma di Natalino Mele, bimbo che aveva nel 1968 6 anni e mezzo. Quella pistola ha sparato nel ’68. Quando nel 1982 si torna indietro e si scopre che c’erano delitti simili a quelli della provincia fiorentina dal 74, si torna a quel delitto, viene fatta una perizia e la pistola è la stessa: sapere chi ha sparato e sapere chi ha tenuto la pistola, sarebbe come arrivare al nome e cognome del mostro di Firenze”.
MOSTRO DI FIRENZE, PINO RINALDI: “IO SONO STATO ANCHE INDAGATO…”
Pino Rinaldi è stato fra quelli che non ha mai creduto al coinvolgimento di Pacciani e dei famosi “compagni di merende” in merito appunto al processo contro il mostro di Firenze: “Io sono stato anche indagato e rinviato a giudizio, io dal 2000, quando nessuno fra i giornalisti credeva a ciò che sto per dire…”.
E ancora: “Non abbiamo mai avuto nessuna stima per quella sentenza, per me i compagni di merenda non sono il mostro a tre teste ma per spiegare quanto è importante ciò che si è saputo adesso cioè che Natalino Mele non era il figlio del padre e che è stata respinta la richiesta di revisione, bisogna spiegare velocissimamente questa cosa: ho detto un momento fa che se si scopre di chi era quella pistola si scopre il nome e cognome del mostro di Firenze che per me è solo uno”.
MOSTRO DI FIRENZE, PINO RINALDI: “QUEL DELITTO E’ LEGATO ALLA PATERNITA’ DI NATALINO…”
Quindi ha aggiunto: “Per quanto riguarda il discorso del delitto del 1968 c‘è qualcosa che è legato alla paternità di quel ragazzino: il papà, Stefano Mele, che poi è finito in galera per un delitto d’onore – il marito che uccide la moglie che lo sta tradendo – è una storia non vera. Nel 1984 il colonnello Torrisi, che secondo me è quello che svolto le indagini migliori, fa confessare Stefano Mele facendogli dire la verità su ciò che è successo quella notte: quella notte non c’è stato un delitto di onore ma un esecuzione, a sparare fu Salvatore Vinci ma lui (Mele ndr) si tenne quella pistola”.
Ma perchè Mele avrebbe dovuto incolparsi di un omicidio? Pino Rinaldi spiega: “Lo sai perchè il padre di Natalino non ha mai detto la verità? Sapeva che il figlio non era suo e Salvatore Vinci l’avrebbe potuto ricattare perchè aveva avuto rapporti omosessuali davanti a Barbara Locci”.
