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Home » Cronaca » Cronaca Nera » Mostro di Firenze, “Natalino Mele è figlio di Giovanni Vinci”/ Svolta Dna rilancia la pista sarda

  • Cronaca Nera
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Mostro di Firenze, “Natalino Mele è figlio di Giovanni Vinci”/ Svolta Dna rilancia la pista sarda

Silvana Palazzo
Pubblicato 23 Luglio 2025
Mostro di Firenze

Mostro di Firenze (screen da Quarto Grado)

Mostro di Firenze, perché la scoperta che Natalino Mele è figlio di Giovanni Vinci rilancia la pista sarda: Dna può riscrivere la storia di questo mistero

Nel caso del Mostro di Firenze, uno dei più enigmatici e discussi della cronaca nera italiana, emerge un nuovo elemento destinato a riaprire vecchi interrogativi.

Dopo oltre mezzo secolo, un’analisi genetica ha svelato un dettaglio inatteso: Natalino – il bambino sopravvissuto all’agguato in cui furono assassinati la madre, Barbara Locci, e l’amante Antonio Lo Bianco – non era figlio di Stefano Mele, marito della donna e condannato per quel duplice omicidio.


Mostro di Firenze/ La verità su Natalino Mele può riscrivere la storia: “Suo padre non uccise per onore”


Mostro di Firenze
Mostro di Firenze (screen da Farwest, Rai)

Il padre biologico sarebbe invece Giovanni Vinci, appartenente a una famiglia che fu a lungo oggetto di indagini. Lui, però, non fu neppure sfiorato dall’inchiesta; stando a quanto riportato da La Nazione, è emerso che Vinci è stato un amante della Locci e diceva di averla lasciata perché era incinta di un altro uomo. Ma ora si scopre che quel bambino era suo.


Mostro di Firenze, cosa cambia nuovo Dna per indagini?/ Il criminologo: "Non c'entra nulla col serial killer"


MOSTRO DI FIRENZE, COSA SUCCEDE ORA

La scoperta è stata fatta tramite un esame genetico disposto dalla procura e condotto dal genetista Ugo Ricci, lo stesso che ha trovato il DNA di Andrea Sempio sulle unghie di Chiara Poggi, nel delitto di Garlasco. L’ipotesi prese forma già nel 2018, quando ai carabinieri del Ros venne affidata, in gran segreto, la missione di acquisire due campioni genetici: quello di un discendente di Salvatore Vinci e quello di Natalino. Per il confronto è stato utilizzato anche il DNA estratto da Francesco Vinci, ottenuto durante la sua riesumazione.

Questa scoperta potrebbe finalmente chiarire perché il bambino fu risparmiato dal killer e come riuscì, in piena notte, a raggiungere una casa distante un paio di chilometri, con i calzini immacolati nonostante il percorso fangoso di campagna. I fratelli Francesco e Salvatore Vinci finirono al centro della pista sarda nell’inchiesta sul Mostro di Firenze, con Stefano Mele che li chiamò in causa, ma alla fine fu condannato lui. L’arma del delitto, inoltre, non venne mai trovata, ma riemerse nel ’74, quando venne uccisa la seconda coppia vittima del Mostro di Firenze.


Mostro di Firenze, slitta decisione su richiesta revisione di Mario Vanni/ Il nipote: "Era un bonaccione"


LA REAZIONE DI NATALINO MELE

“Una botta“, così Natalino Mele ha definito la notizia che riporta a galla la pista sarda sul Mostro di Firenze, ma soprattutto riscrive la sua storia. Non si è dato pace per tutta la vita, tra misteri e nuove verità, anche perché di quella notte non ricorda nulla.

Quella storia ha segnato profondamente la sua esistenza, trascorsa senza sapere chi sia il Mostro di Firenze. “Se lo sapevo lo avrei fatto fuori io…“, ha dichiarato a La Nazione. Ad esempio, esclude che possa esserlo Pacciani: “Può essere stato quello che è stato, per quello che ha fatto, ma non il Mostro“.

LE IPOTESI DEL CRIMINOLOGO

Non ha dubbi sulla pista sarda l’investigatore e criminologo Davide Cannella, che ha sempre sostenuto questa possibilità. “La pista sarda è sempre stata la più facile, ma soprattutto la più probabile“, ha dichiarato all’Unione Sarda, ricordando la lettera anonima dei primi anni ’80 con cui si indicava agli inquirenti che l’arma del primo duplice delitto era una Beretta calibro 22.

Cannella è convinto che la banda dei sardi volesse spostare l’attenzione degli inquirenti dai sequestri di persona. Cannella, già consulente della difesa di Pietro Pacciani, invita però alla cautela: “Sarà complicato arrivare a una verità assoluta“. Ha inoltre ricordato che, di recente, su uno dei proiettili usati per uccidere le ultime vittime – Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili – è stato isolato un DNA sconosciuto. “Se venisse trovato quello di uno dei Vinci all’interno della tenda, avremmo un riscontro decisivo. Ma non dimentichiamo che usavano i guanti: non erano certo degli sprovveduti“.

Tags: Mostro Di Firenze

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