Il grande chitarrista classico Piero Bonaguri ha da poco inciso per la Collana Spirto Gentil l’Opera integrale per chitarra di Heitor Villa-Lobos e si appresta a tenere un corso di perfezionamento che verterà sul medesimo programma (da dicembre 2008 a giugno 2009 presso la Scuola Grande di San Filippo a Faenza).
Il libretto del cd contiene un’accurata guida all’ascolto e le note di don Luigi Giussani, il quale rimase particolarmente colpito soprattutto dal Preludio N. 1 e dallo Studio N.11 del compositore brasiliano.
Abbiamo chiesto al M° Bonaguri di raccontare il suo “incontro” con il compositore e con la sensibilità musicale di don Giussani, dalla quale la Collana Spirto Gentil ebbe inizio.
Don Giussani, “Una rivoluzione di sé. La vita come comunione”/ I testi inediti nel libro curato da Prosperi
L’antefatto è l’esperienza che feci per la prima volta ancora giovanissimo e che poi mi è capitato spesso di rifare, quando mi è capitato di suonare per gli amici con i quali si condivideva un percorso educativo alla fede cristiana.
In quei brevi momenti ero colpito dall’intensità e verità umana del tipo di ascolto che si creava; in questo clima il mio far musica era accolto, almeno implicitamente, per il suo significato profondo e vissuto in funzione di qualcosa di più grande; era valorizzato, proprio perché non era assolutizzato. È proprio vero che Dio ci educa coi fatti più che con i discorsi: in quella accoglienza discreta facevo l’esperienza di un senso del fare musica, che solo più tardi avrei scoperto consciamente potendogli dare un nome.
Proprio suonando per questi amici ho scoperto presto che, tra le cose che suonavo, la musica che era più in sintonia con questo clima era quella di Villa-Lobos. Così, quando a un raduno di universitari a Riva del Garda (forse era il 1976) mi fu chiesto di suonare qualcosa prima dell’assemblea serale tenuta da don Giussani (eravamo al Palazzo dei Congressi) proposi lo Studio n° 1, che credo sia stata la prima cosa di Villa-Lobos che don Giussani sentì.
Mi ricordo che ne rimase impressionato, mi disse che gli ricordava un pezzo per pianoforte di Beethoven. Ebbi poi altre occasioni di suonare alla presenza di don Giussani proponendo anche altre cose (De Falla, Bach, Sor…) e ancora Villa-Lobos, per il quale si capiva che don Giussani aveva una certa preferenza.
Ricordo un’occasione a Rimini in casa di amiche, un’altra a Milano e particolarmente due occasioni straordinarie in Vaticano alla presenza di Papa Giovanni Paolo II. Nell’Aula Paolo III suonai il Preludio N° 1 e poi, nel cortile di San Damaso, lo Studio N° 11. Sono i due pezzi che don Giussani commenta nel libretto del cd.
Sapevo da tempo che ero stato prescelto per fare qualcosa per Spirto Gentil; quando la proposta si è precisata, circa un anno fa, sapevo che nel programma del disco dovevano esserci i pezzi di Villa-Lobos che don Giussani aveva commentato – proprio i due che avevo suonato per Giovanni Paolo II, evidentemente allora avevo scelto bene.
La redazione della Collana mi chiese di formulare due proposte di programma tra le quali scegliere e venne poi preferita quella che comprendeva l’integrale solistica di Villa-Lobos. Tra l’altro, incidere l’integrale era un mio vecchio sogno, che così si sarebbe coronato proprio alla vigilia del 2009, cinquantenario della morte del compositore.
Questo lo sento un po’ come il disco della mia vita: per il programma, per il valore che ha per me essere in una collana così importante come significato e prestigiosa come partecipazioni, per il fatto di uscire con un’etichetta come Universal; e credo che abbia un senso profondo il fatto che la proposta si sia concretizzata a questo punto della mia vita e non quando ne sentii parlare, all’inizio della Collana, tanti anni fa.
A parte una certa maturazione artistica che credo sia accaduta in me in questi anni – ma questo non sta a me dirlo – mi sento certamente anche più libero nei confronti del mio lavoro, che – intendiamoci – mi piace moltissimo, sempre più, ma che vedo molto più ora come un “tentativo ironico”, per usare le parole di don Giussani e non come un “totem” cui sacrificare tutto.
Quel clima di ascolto che mi aveva colpito da ragazzino si è rivelato nel tempo come un segno della vera novità che rende interessante e anche utile la vita e ogni lavoro; servire quella novità (che è anche il luogo della bellezza, tra l’altro) è il vero appagamento, credo di poterlo dire con molta tranquillità nonostante tutti i miei limiti.
Non intendo in questa occasione commentare il libretto del cd, ma quello che lì dice Don Giussanisulla musica di Villa-Lobos e anche sulla chitarra lo colgo come una valorizzazione che aiuta me e tutti ad andare al fondo, al significato ultimo del mestiere che faccio – cosa non certo di moda nell’ambiente, anche musicale.
Non a caso la musica di Villa-Lobos esprime il cuore dell’uomo e allo stesso tempo la sua appartenenza a un popolo e cultura ben precisi (lui stesso diceva che era schiavo del Brasile, e notava come il Brasile avesse proprio la forma di un cuore…).
Per questo sono anche contento che questo disco mio sia un po’, già in partenza, anche di altri che in esso compaiono anche esplicitamente: Alirio Diaz, il grande maestro venezuelano che ha avuto un ruolo grande nella mia formazione – credo che sia stato anche il primo che ho sentito suonare Villa-Lobos in disco – e che qui viene intervistato da Stefano Picciano, mio amico ed ex allievo; di un altro mio ex allievo e già brillante concertista, Paolo Forlani, è invece la guida all’ascolto del cd, che mi sembra particolarmente riuscita; il collega Frédéric Zigante mi ha assistito fornendomi l’edizione critica delle opere di Villa-Lobos che sta curando per l’editore Max Eschig.
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(Piero Bonaguri)Per informazioni sul Progetto Villa-Lobos:
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48018 Faenza
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