Elon Musk, la lite con il capo dei dazi Peter Navarro ("un vero cretino") è l'ultima faida nel governo di Trump: i retroscena sui rapporti con la "squadra"
Lo scontro delle ultime ore tra Elon Musk e Peter Navarro, chiamato il “capo dei dazi” del presidente Usa Donald Trump, riaccende il dibattito sui rapporti tra il leader del Dipartimento per l’efficienza governativa (Doge) e le voci sulla possibile uscita dalla squadra di governo. Il miliardario non ha esitato a esprimere la sua opposizione ai dazi imposti dal presidente Usa e promossi dal consigliere senior per il commercio e la produzione, con cui negli ultimi giorni si era già scontrato riguardo la gestione del commercio globale.
Nel suo ultimo sfogo, Musk ha citato un opinionista conservatore della CNN per suggerire di prendere più seriamente le sue dichiarazioni rispetto quelle di Navarro. Il riferimento è a Scott Jennings, che è stato consigliere del presidente George W. Bush e del senatore Mitch McConnell. Ma la lite tra i due principali consiglieri di Trump era scoppiata quando Navarro ha descritto Musk come un “assemblatole di automobili“, affermando che le sue auto elettriche necessitano di parti fabbricate in Paesi stranieri, tra cui Cina, Giappone e Taiwan, tutti destinatari degli ultimi dazi di Trump.
“Navarro è più stupido di un sacco di mattoni. Navarro è davvero un idiota. Quello che dice qui è palesemente falso“, la reazione di Musk, che ha poi soprannominato il consigliere commerciale “Peter Retarrdo“. La Casa Bianca ha liquidato la faida tra i due con una battuta: “I ragazzi sono ragazzi“, ha dichiarato la portavoce Karoline Leavitt.
LE TENSIONI CON IL CAPO DELLO STAFF DI TRUMP
Ma non si tratta dei primi scontri all’interno della squadra governativa, perché una fonte citata dal Daily Mail ha riferito che Musk tratterebbe il capo dello staff Susie Wiles come una “segretaria“. Soprannominata la “fanciulla di ghiaccio” per il suo contegno, è considerata colei che ha riportato ordine nel caos di Trump durante l’ultima campagna presidenziale.
I suoi tentativi di fare lo stesso a Washington, però, sarebbero ostacolati proprio da Musk, che ha un atteggiamento diverso, visto che tende a fare annunci e a fare notizia con le sue dichiarazioni forti, una linea che non sembra convergere con la strategia che si vorrebbe portare avanti alla Casa Bianca, quantomeno da parte dello staff di Trump.
Tecnicamente Musk è un membro dello staff che risponde proprio a Wiles, ma evidentemente non riesce a non essere il capo ed è soprattutto abituato ad agire in autonomia. Pare che Wiles stia cercando di tarpare le ali a Musk, perché l’avrebbe tenuta all’oscuro dei suoi piani di tagli del personale.
GLI SCONTRI CON RUBIO E DUFFY
A marzo il New York Times aveva riportato alcune indiscrezioni su una riunione di gabinetto nella quale almeno due segretari si sarebbero lamentati di Musk. Il Segretario di Stato Marco Rubio e quello ai Trasporti Sean Duffy hanno attaccato Musk per aver tagliato il personale delle loro agenzie senza la loro approvazione. Un alleato di Trump informato sulla riunione, e citato da Vanity Fair, riferì che il livello di astio era storico. Gli scontri all’interno dell’amministrazione Trump, comunque, non sono una novità.
Ad esempio, il primo mandato di Trump è stato scosso dalle faide tra i populisti Steve Bannon e Stephen Miller da un lato e i cosiddetti globalisti dall’altro, rappresentati dal genero di Trump Jared Kushner e poi dal direttore del Consiglio economico nazionale Gary Cohn. Chi pensava che non ce ne sarebbero state dopo il suo ritorno alla Casa Bianca evidentemente si è sbagliato di grosso, ma il presidente Trump tira dritto, infatti ha lasciato intendere che Musk potrebbe lasciare il suo incarico quando avrà portato a termine la sua missione, cioè estirpare i dipendenti federali che non sono in linea con la sua agenda.
