I dromedari sono nostri alleati nella battaglia contro la pandemia Covid. Lo dimostra uno studio americano, pubblicato su bioRxiv. I ricercatori hanno isolato due nano-corpi VHH che hanno un’alta affinità con il dominio di legame del recettore (RBD) e un’ampia attività di neutralizzazione contro Sars-CoV-2 e le sue varianti emergenti. Tale lavoro suggerisce dunque che queste nanoparticelle hanno promettenti potenzialità terapeutiche per frenare la diffusione delle varianti del coronavirus. Le due nanoparticelle sono 7A3 VHH e 8A2 VHH. Questo “cocktail” di nanocorpi «ha potenti attività di neutralizzazione contro molteplici varianti di SARS-CoV-2», affermano gli studiosi. La protezione riguarda anche la variante Delta, quella attualmente più diffusa.
In particolare, il nanocorpo 7A3 VHH «ha un’ampia attività di neutralizzazione contro tutte le principali varianti emergenti, indicando che 7A3 ha un promettente potenziale terapeutico per il trattamento di COVID-19». Tra l’altro, i ricercatori ritengono che possa essere usato come modello per la progettazione di vaccini universali per le varianti attuali e future del coronavirus.
DROMEDARI E COVID: NANO-CORPI CONTRO VARIANTI
Lo studio sui due nanocorpi da dromedari ha dimostrato che il trattamento con il “cocktail” 2-in-1 di 8A2 e 7A3 è risultato efficace anche contro la variante sudafricana. «È interessante notare che tutti i topi sopravvissuti possono sviluppare una risposta umorale anti-virale, che può fornire una protezione a lungo termine», scrivono i ricercatori. Inoltre, «7A3 può anche proteggere i topi dall’infezione da B.1.617.2 (variante Delta, ndr)». Dunque, il lavoro dei ricercatori dimostra che «i nano-corpi neutralizzanti possono mitigare la sindrome COVID-19 e prevenire la morte senza causare effetti collaterali evidenti nei topi». Sulla base di questi risultati, i ricercatori ritengono che questi due nano-corpi «abbiano un grande potenziale terapeutico come immunoterapia passiva».
Inoltre, possono tornare utili per sviluppare nuovi farmaci anche in proiezione della diffusione di eventuali nuove varianti. «La caratterizzazione della sequenza e della struttura dell’epitopo 7A3 potrebbe fornire nuovi spunti per la progettazione di vaccini che abbiano come obiettivo le varianti SARS-CoV-2 e altri coronavirus simili in futuro», hanno concluso gli scienziati.