Natisone: a un anno dalla tragedia con 3 vittime, la Procura rinvia a giudizio 4 operatori per ritardi nei soccorsi. Udienza preliminare il 19 settembre
Oggi, 31 maggio 2025 è un anno esatto dalla tragedia del Natisone, dove morirono Patrizia Cormos (20), Bianca Doros (23) e Cristian Molnar (25): tutto iniziò alle 13:29, quando da Premariacco partì la prima chiamata al 112 con Patrizia che spiegava, con voce chiaramente agitata, che lei e i suoi amici si trovavano bloccati su un’isolotto nel fiume, l’acqua saliva in fretta e non sapevano cosa fare e nei 41 minuti successivi, i tre ragazzi rimasero sotto al ponte Romano, osservando il fiume crescere sotto i loro occhi.
Seguivano le indicazioni ricevute dagli operatori — restare uniti, abbracciarsi per contrastare la forza della corrente — mentre, nel frattempo, i centri operativi cercavano di organizzare i soccorsi, con tempi e modalità che si sarebbero successivamente rivelati non adeguati alla gravità delle circostanze; alle 14:10, proprio mentre gli elicotteri dei vigili del fuoco e della Sores Fvg stavano sorvolando la zona, la piena li travolse in pieno, quando mancavano appena cinque minuti all’intervento, ed oggi, proprio quell’orario resta una ferita ancora aperta per le famiglie delle vittime, tra il dolore e l’incessante richiesta di verità.
Dalle indagini successive è emerso che l’elicottero disponibile a Palmanova non fu attivato subito, le coordinate geografiche inviate dai cellulari non vennero interpretate in tempo, e alcuni passaggi procedurali fondamentali vennero gestiti in modo approssimativo; la conseguenza è stata un ritardo complessivo nei soccorsi stimato in decine di minuti, un margine che, in questo caso, è stato determinante tra la vita e la morte.
Natisone: l’inchiesta e la prova della responsabilità
L’indagine sulla tregedia del Natisone, aperta dalla Procura di Udine, coordinata dal procuratore capo Massimo Lia insieme al sostituto Letizia Puppa, ha ricostruito nel dettaglio la catena degli eventi individuando precise responsabilità
Al termine dell’istruttoria è stata avanzata la richiesta di rinvio a giudizio per quattro persone: tre vigili del fuoco – Andrea Lavia (60), Luca Mauro (49) ed Enrico Signor (58) – e un tecnico della Sala operativa regionale emergenza sanitaria, Michele Nonino (40) con l’accusa di omicidio colposo che si fonda su basa elementi principali cioè la mancata attivazione immediata dell’elicottero più vicino, il mancato utilizzo dei dati GPS che avrebbero localizzato esattamente i ragazzi, e il non rispetto dei protocolli standard per emergenze fluviali (il ritardo stimato rispetto ai tempi tecnici minimi è di oltre 15 minuti).
L’udienza preliminare è fissata per il 19 settembre e l’avvocato delle famiglie, Maurizio Stefanizzi, ha già confermato la costituzione di parte civile e ha dichiarato che gli atti dell’inchiesta dimostrano un lavoro puntuale e approfondito da parte della magistratura, mentre i legali della difesa si preparano a sostenere che le condizioni operative del momento rendevano l’intervento estremamente difficile, forse impossibile in totale sicurezza.
Il procuratore Lia ha evitato ogni commento, ma ha ribadito che dall’indagine sono emerse falle procedurali che non possono essere ignorate ma sarà comunque il tribunale a valutare in modo definitivo; nel frattempo, le istituzioni regionali hanno iniziato una revisione dei sistemi di allerta per i corsi d’acqua, con l’obiettivo dichiarato di trasformare il lutto in un’occasione per rivedere e migliorare le procedure, per far sì che tragedie come questa non si ripetano.