Ieri Netanyahu ha incontrato Trump alla Casa Bianca. La comunanza di vedute è completa ma sull'Iran il tycoon potrebbe smarcarsi
Donald Trump ha accolto Netanyahu alla Casa con un ordine esecutivo destinato al segretario del Tesoro: va aumentata la pressione sull’Iran e su chi fa affari con Teheran, facendo pesare il più possibile le sanzioni nei confronti della sua economia.
In realtà, spiega Rony Hamaui, docente di scienze bancarie all’Università Cattolica di Milano ed esperto di economia e finanza islamica, le sanzioni sono già al massimo livello da tempo e non possono incidere oltre quello che hanno già fatto, neanche nei confronti della Cina, primo cliente degli iraniani per quanto riguarda il petrolio. Probabile, quindi, che, al di là delle dichiarazioni e perfino degli atti di Trump, ci si muova verso delle trattative USA-Iran, mantenendo sullo sfondo l’incognita del nucleare, che gli iraniani potrebbero usare per fini militari, e la consapevolezza di Netanyahu che quello attuale rimane un momento propizio per attaccare lo storico nemico.
Trump ha firmato un ordine esecutivo per il segretario del Tesoro con l’obiettivo di esercitare la massima pressione sull’Iran e anche su coloro che non rispettano le sanzioni contro Teheran. È questo il suo attacco agli ayatollah?
Secondo me è un bluff. Francamente è molto difficile pensare di aumentare le sanzioni che sono già state imposte all’Iran. Sono così pesanti e coinvolgono anche parti terze, che non riesco a pensare che cosa si possa fare di più. Mi sembra oggettivamente e tecnicamente difficile. Sono come i provvedimenti contro la Russia: più di tanto non puoi sanzionare. Credo sia una delle tante sparate che Trump ha fatto: che il presidente americano voglia minacciare l’Iran fa parte del personaggio.
Dunque il massimo della pressione contro l’Iran è già stato raggiunto?
Non vedo molti spazi, se non in modo marginale, molto marginale, per fare qualcosa in più.
Alcuni legano questa nuova iniziativa americana al rinnovato pericolo che Teheran riesca a costruirsi un ordigno nucleare. Gli iraniani stanno veramente spingendo in questa direzione?
Condivido il ragionamento fatto già da qualche analista. L’Iran ha subito parecchie sconfitte negli ultimi tempi in Siria, in Libano, forse anche a Gaza. A questo punto l’unica vera carta che può giocare per recuperare terreno è quella nucleare. È possibile che gli iraniani vogliano accelerare la costruzione di una bomba atomica: se fossi in loro, cinicamente lo farei, è l’unico deterrente che oggi possono avere nei confronti degli USA e di Israele. Dal punto di vista logico, ci sta.
Ma sono realmente vicini alla costruzione della bomba?
Onestamente credo che abbiano le capacità per realizzarla. Non ci vuole molto oggi, purtroppo è relativamente semplice. D’altra parte, gli iraniani hanno anche una capacità missilistica importante.
Le sanzioni di Trump potrebbero essere lo strumento giusto per impedire all’Iran di proseguire in questa direzione? O sarebbe necessaria un’azione militare?
La “massima pressione” non basta, ma credo che entrambe le parti abbiano la volontà di andare a una trattativa, sia Washington che Teheran: queste sanzioni danno molto fastidio all’Iran e l’Iran non se ne libererebbe neppure costruendo una bomba atomica. Ognuno dei due Paesi vuole arrivare al negoziato in una posizione di forza, minacciando da una parte altre sanzioni e bombardamenti sui siti nucleari e rispondendo, dall’altra, con un’accelerazione nella costruzione di armi più potenti.
Visto che l’89% del petrolio iraniano è acquistato dalla Cina, esercitare pressione sull’Iran significa anche farlo su Xi Jinping e la sua economia?
Non più di tanto. I canali attraverso i quali Pechino acquista il petrolio sono talmente grigi che è difficile sanzionarli. Siamo arrivati al punto di colpire le assicurazioni che garantiscono le navi fantasma che trasportano il petrolio iraniano: tutto quello che si poteva sanzionare, in un modo o nell’altro, è stato sanzionato.
Trump e Netanyahu, alla luce dell’incontro di Washington, che posizione manterranno, quindi, secondo lei, sull’Iran?
Entrambi diranno che vogliono esercitare il massimo della pressione, ma intendono andare a trattative, più gli Stati Uniti che Israele. Ognuno ha i suoi obiettivi politici da raggiungere e credo che quello di Netanyahu sia di prepararsi alle prossime elezioni, mentre Trump vuole dimostrare di avere in mano la situazione e di voler portare il mondo alla pace. Nei confronti dell’Iran potrebbero andare oltre l’affermazione della necessità di aumentare la pressione, ma sarebbe più una minaccia verbale che fattuale.
Almeno per ora, quindi, all’orizzonte non c’è un attacco militare contro Teheran?
Gli israeliani sentono che questa potrebbe essere l’ultima occasione per attuarlo, ma Trump non ha nessuna intenzione di imbarcare gli USA in una guerra, anzi, vuole dimostrare di essere un grande pacificatore, e non solo in Medio Oriente. Il presidente americano, comunque, resta un personaggio imprevedibile: è sempre difficile fare una previsione su come si comporterà.
(Paolo Rossetti)
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