NUBIFRAGIO A VERONA/ L’ uomo che nuotava nella grandine “ho perso tutto ma sono vivo”
Nubifragio a Verona, parla l’uomo-simbolo. “Ho perso tutto ma sono vivo”, il racconto dell’odontotecnico travolto dal fiume di fango in strada.

Daniele Iattarelli, odontotecnico di Verona, è diventato il simbolo del nubifragio che nel weekend si è abbattuto sulla città di Verona con una violenza inaudita, con le immagini che sono rimbalzate sui telegiornali e i social per tutta Italia. La sequenza più impressionante, un ragazzo che, immerso in una via completamente travolta dall’acqua, cercava passo dopo passo, aggrappandosi al muro, di guadagnarsi la salvezza. Era Daniele, che in un’intervista a “Leggo” ha raccontato quei concitati attimi di paura, in cui ha temuto davvero di non farcela: “Il nubifragio ha divelto la porta e la finestra del mio laboratorio, così mi sono trovato davanti a un muro di acqua e ghiaccio. Sono rimasto fermo mezz’ora, poi si sono rotte le finestre vicine e ce l’ho fatta ad uscire, qualcuno mi ha aiutato tirandomi su“. Un aiuto provvidenziale visto che Daniele ha rischiato di restare travolto dalla furia degli elementi: al grande sangue freddo si è aggiunta la mano di chi gli ha permesso di uscire dal flusso dell’acqua che rischiava di trascinarlo via.
DANIELE IATTARELLI: “12 ANNI DI SACRIFICI IN FUMO”
Daniele è riuscito così a salvarsi provvidenzialmente, anche se i danni al suo laboratorio sono stati ingenti e tutto è andato praticamente perduto: “I danni sono devastanti devo buttare via ogni cosa, 12 anni di sacrifici e di investimenti,” ha sottolineato il giovane odontotecnico nell’intervista. Il laboratorio sorge proprio vicino alla targa che ricorda un’altra grande alluvione nel veronese, quando nel 1882 esondò l’Adige. Momenti di terrore lontani un secolo che si sono improvvisamente ripetuti quando Verona è stata investita da una bomba d’acqua mai vista: “Sono riuscito a scavalcare una finestra rotta ed avvicinarmi alla porta, – ha spiegato Davide raccontando il momento in cui si era resto conto che la via del suo laboratorio era diventata un vero e proprio torrente in piena – ma l’acqua mi aveva raggiunto alla gola. Avevo molta paura. Però sono riuscito a raggiungere le scalette che portano al Lungadige, che si trova ad un livello più alto della via del mio laboratorio. Alcuni signori mi hanno aiutato anche a cambiarmi ed eccomi qua: tanto spavento, ma sono salvo anche se ho perso tutto.“
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