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Home » Esteri » Europa » NUOVO ACCORDO TRUMP-ZELENSKY/ “Pace possibile e strategia Nato da riscrivere: il riarmo Ue non ha senso”

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NUOVO ACCORDO TRUMP-ZELENSKY/ “Pace possibile e strategia Nato da riscrivere: il riarmo Ue non ha senso”

Int. Fabio Mini
Pubblicato 5 Marzo 2025
Donald Trump mentre parla al Congresso. Dietro di lui il vicepresidente JD Vance (s) e lo speaker della Camera M. Johnson (Ansa)

Donald Trump mentre parla al Congresso. Dietro di lui il vicepresidente JD Vance (s) e lo speaker della Camera M. Johnson (Ansa)

L'Ucraina si è detta disponibile a firmare l'accordo sulle risorse e a sostenere gli sforzi per la pace di Trump. Lo scenario

La svolta è arrivata nel pomeriggio di ieri:  “Il mio team ed io siamo pronti a lavorare sotto la forte leadership del presidente Trump per ottenere una pace duratura”, ha scritto Volodymyr Zelensky su X. “Il nostro incontro alla Casa Bianca” sono ancora parole del presidente ucraino “non è andato come avrebbe dovuto. È deplorevole che sia andata in questo modo”.


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Poche ore prima il primo ministro ucraino Denys Shmygal aveva annunciato che Kiev era pronta a firmare “in ogni momento” l’accordo sui minerali con gli Stati Uniti. Ad accelerare la svolta è stata la decisione dell’Amministrazione americana, nella giornata di ieri, di sospendere tutti gli aiuti militari all’Ucraina ancora in essere. Lo stop rimane in vigore, fanno sapere da Washington, fino a quando si vedrà che Zelensky è “sincero nel volere la pace”. Lo stesso Trump dovrebbe annunciare la firma dell’accordo sui minerali nel suo discorso di questa notte al Congresso.


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L’intesa sullo sfruttamento delle risorse minerarie – spiega Fabio Mini, generale già capo di Stato maggiore della NATO per il Sud Europa e comandante delle operazioni di pace della NATO in Kosovo – fin dall’inizio serviva a Trump per legare l’Ucraina agli USA: una volta stabilito l’accordo, si sarebbe potuto affrontare il tema delle garanzie di sicurezza per il Paese, tanto caro a Zelensky.

Generale Mini, ieri c’è stata la svolta: Kiev ha detto sì all’accordo. Lo si deve alla sospensione degli aiuti militari decisa da Trump?

Sì. È l’effetto della pressione esercitata su Zelensky, il quale, secondo me, non aveva capito niente della situazione: aveva scelto un approccio conflittuale con Trump, senza comprendere cosa interessava davvero al presidente USA.


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Qual era il vero intento di Trump?

Trump aveva invitato Zelensky per firmare l’accordo sulle terre rare, un’intesa che gli serviva per instaurare un rapporto con l’Ucraina che non fosse basato sulle questioni ideologiche poste da Biden, ma su questioni pratiche, come quella della gestione delle risorse minerarie. Un modo per agganciare Zelensky, per metterlo “sotto protezione”. Il presidente ucraino, invece, aveva capito che Trump volesse portargli via le terre rare. E allora ha alzato il prezzo.

Nella conferenza stampa, però, è stato preso di mira dagli americani: una vittima designata?

Tutti hanno presentato l’incontro alla Casa Bianca come un’imboscata di Trump, ma non è stato così. A mio avviso Zelensky non ha capito che il contesto era cambiato, non era più quello di Biden. Ho analizzato tutti i 48 minuti dell’incontro, nei quali, per 38 minuti, il presidente ucraino non ha fatto altro che sciorinare i temi della propaganda tipici della narrazione della guerra propria di Biden. La lite è durata solo 3 minuti. Trump, però, voleva che Zelensky firmasse l’accordo. Al resto, quindi anche alle garanzie di sicurezza, avrebbero pensato dopo.

Perché questo schema?

Se Zelensky avesse sottoscritto l’intesa, come avrebbe potuto Trump schierarsi contro l’Ucraina? Ho partecipato a centinaia di questi colloqui. C’è sempre un punto fondamentale su cui bisogna raccogliere il consenso; acquisito quello, poi vengono considerati anche gli aspetti collegati. Per Trump la priorità era la firma dell’accordo sulle risorse minerarie.

Zelensky non ha voluto firmar perché lo considerava un accordo capestro?

Non si tratta di risorse che l’Ucraina ha già estratto e raffinato: la proposta di Trump è una joint venture. Gli americani investono per rendere possibile l’estrazione e poi prendono la loro parte dei minerali che hanno scavato. L’elemento fondamentale, però, rimane lo stesso: l’accordo era e rimane uno strumento per legare l’Ucraina agli USA.

Quindi?

Questo cambia anche tutta la strategia nelle trattative di pace, modificando l’atteggiamento di Trump nei confronti della Russia, alla quale, adesso, chiederà di aderire a un compromesso.

L’Unione Europea è in una posizione marginale. 

Zelensky aveva tirato dentro l’Europa, che sembra dargli ancora corda. Il segretario della NATO, Rutte, intanto se ne sta zitto, mentre il premier inglese, Starmer, ha stretto un accordo vantaggioso con gli USA per l’IA e non subirà dazi, perché gli inglesi fabbricano motori e componenti per gli aerei americani e Trump non imporrà certo dazi su prodotti che deve comprare lui.

Qual è la priorità di Trump verso la Russia?

Quello che preme al presidente statunitense è affermare che lui e la sua amministrazione non vedono la Russia come un loro nemico.

Il nuovo atteggiamento di Washington con Mosca cambierà le strategie della NATO?

Il concetto strategico della NATO elaborato nel 2022 individua due nemici: la Russia e il terrorismo. Se uno di questi viene a mancare perché l’America ha cambiato idea, allora bisogna modificare la strategia sulla quale sono stati modellati i piani di difesa, così come l’approvvigionamento delle armi e la disponibilità dei fondi.

Ieri intanto Ursula von der Leyen ha presentato un mega-piano di riarmo. Perché? 

Francia, Gran Bretagna e Germania promettono di aumentare la spesa militare per far fronte al pericolo russo, e la von der Leyen parla di una sorta di PNRR per la difesa, di un piano da 800 miliardi di euro, perché l’Europa – questa è la tesi di Bruxelles – deve difendersi da sola contro la Russia. Ma se per gli Stati Uniti Mosca non è più un pericolo, non lo sarà più nemmeno della NATO nella sua interezza. E anche questi piani perdono di significato. Quantomeno, i soldi potrebbero essere spesi per la difesa dei singoli Stati, ma non per costituire una forza NATO in grado di battere la Russia.

L’Alleanza Atlantica cosa prevedeva per fronteggiare il pericolo russo?

La pianificazione che il comando strategico della NATO sta attuando prevede che tutti i Paesi della NATO rafforzino le loro difese per aumentare la deterrenza e che il comandante strategico dell’Alleanza abbia alle dirette dipendenze una forza da 300mila a 500mila soldati, non solo per difendersi, ma anche per attaccare. Il generale Christopher Cavoli, comandante supremo di tutte le operazioni dell’Alleanza, ha fatto l’esempio della Finlandia che, con il suo milione di uomini alle armi tra effettivi e riserve (su 5,5 milioni di abitanti), può essere l’apripista della NATO in territorio russo.

Viene ipotizzato un attacco?

Un attacco da Nord in un territorio in cui è facilissimo invadere, come ha fatto l’Ucraina nel Kursk. Uno qualsiasi dei Paesi aderenti, però, magari l’Italia con Giorgia Meloni, potrebbe far notare che, se per Trump la Russia non è il nemico principale, tutta questa strategia non funziona più. Potrà succedere che l’Estonia o qualcun altro la percepisca ancora come nemico, ma allora bisognerà aiutare questo Paese. Non è che tutta la NATO, per questo, debba pianificare una guerra su tutti i fronti contro Mosca.

L’Europa può essere un’alternativa per l’Ucraina?

Ci sono tre o quattro nazioni che stanno continuando a illudere Zelensky, sostenendo che con una forza europea l’Ucraina può vincere o comunque può costringere Putin ad abbassare le pretese. Ma non è così che funziona. Senza gli USA, Zelensky non avrebbe più neppure la capacità di coinvolgere gli europei, perché gli europei stessi sanno che, senza l’aiuto o l’appoggio dell’America, non possono fare niente, neanche far intervenire la NATO, all’interno della quale gli Stati Uniti non darebbero il consenso a un’operazione in favore degli ucraini.

(Paolo Rossetti)

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Tags: Donald TrumpVolodymyr ZelenskyGoverno MeloniGiorgia MeloniJoe BidenVladimir Putin

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