L'ombrello nucleare della Francia vorrebbe dire lasciare che Parigi decida sulla sicurezza di tutti gli altri Paesi UE

Un piano di riarmo da 800 miliardi di euro, una possibile difesa comune per far fronte alla Russia, accordi che coinvolgono anche attori che non fanno parte della UE, come il Regno Unito e la Turchia. La reazione scomposta dell’Europa all’iniziativa di Trump per porre fine alla guerra in Ucraina, con il conseguente avvicinamento degli USA a Mosca, sta mettendo sul tavolo, in modo confuso, una serie di proposte attraverso le quali i Paesi europei cercano di recuperare il centro di una scena internazionale che paiono avere perso inesorabilmente. Tra queste c’è anche la disponibilità della Francia a fornire il suo ombrello nucleare agli alleati europei, in modo da sopperire a un eventuale disimpegno degli USA nel Vecchio Continente.



Una proposta, però, spiega Marco Bertolini, generale della Brigata Folgore e comandante di numerose operazioni speciali in Libano, Somalia, Kosovo e Afghanistan, che va presa con le pinze, perché significherebbe, per l’Italia come per gli altri, consegnarsi a Parigi e lasciare a Macron, o a chi per esso, il bastone del comando dal punto di vista militare e, di conseguenza, anche politico.



Macron ha offerto agli europei l’ombrello nucleare francese. Cosa implicherebbe per le altre capitali continentali un’adesione a questo sistema?

Ci sarebbero sicuramente rappresentanti degli altri Paesi in qualche posizione prestigiosa, ma il comando resterebbe in mano francese. Concedere un vicecomandante italiano non costa niente, ma si tratta di una carica del tutto onorifica, spesso utilizzata anche in ambito NATO proprio per accontentare i Paesi che hanno qualche velleità, ma sui quali non si vuole fare affidamento. La Francia è abituata ad avere a che fare con le colonie e utilizzerà lo stesso sistema. Se possono agire in questo modo è merito di de Gaulle, che a suo tempo si prese dei rischi politici non indifferenti, non entrando inizialmente nella struttura militare della NATO, ma solo in quella politica.



La Francia è una potenza nucleare, ma è in grado di assicurare uno scudo protettivo all’Europa?

Bisogna vedere, da un punto di vista tecnico, se il suo è un ombrello vero. Ci vogliono i missili, gli aerei. Ammettiamo pure che la Francia sia in grado di utilizzare al meglio lo scudo nucleare. Rimangono comunque problemi politico-militari non indifferenti da risolvere, che riguardano, appunto, la catena di comando. I francesi, comunque, hanno trovato un ottimo alleato in questa Europa: il piano ReArm prevede 650 miliardi di euro a carico dei singoli Paesi, in deroga al Patto di stabilità, e altri 150 a carico della UE, che dovrebbero essere utilizzati anche per potenziare questo strumento “europeo”.

Politicamente, Parigi che ruolo acquisirebbe?

Di fatto, tutti i Paesi che godrebbero dell’ombrello nucleare dovrebbero stare sotto la protezione della Francia: per Parigi sarebbe l’occasione per attestarsi come grande potenza mondiale. La nostra sicurezza dipenderebbe dai francesi, sarebbero loro a dire quali sono le nostre esigenze.

L’altra nazione europea, non UE, che possiede armi nucleari è la Gran Bretagna, protagonista proprio con i francesi di un’iniziativa per la difesa comune del continente, alla quale è stata invitata a partecipare anche la Turchia. Sta nascendo una sorta di NATO europea, a metà fra la UE e l’Alleanza Atlantica?

La realtà è che anche gli inglesi sono un po’ come i francesi, sanno fare molto bene i loro interessi: sono usciti dall’Unione Europea, però continuano a dettare il ritmo delle danze. Hanno impedito una pacificazione in Ucraina quando sembrava a portata di mano, adesso si mettono di traverso rispetto ai tentativi di Trump di arrivare a una composizione della vicenda. Se parliamo di deterrenza nucleare, la Francia, nonostante la UE, per forza di cose avrà come interlocutore principale la Gran Bretagna: sono entrambe potenze nucleari e hanno un’idea imperiale di se stesse. Integreranno le loro armi nucleari, le loro capacità, discuteranno quali missili utilizzare, ma sarà un problema loro. Gli altri avranno il loro vicecomandante, che non conta niente, e che a turno sarà dell’Italia, della Spagna, del Portogallo. Questo vale per l’ombrello nucleare, ma anche per la difesa europea.

Perché avranno una posizione predominante anche per il resto?

Chi ha il deterrente nucleare dovrà avere più voce in capitolo: è naturale, è giusto che sia così. Ma la difesa europea non dovrebbe nascere da un esercito europeo, ma da una forte alleanza nella quale ognuno dà il suo contributo, secondo regole che vengono decise dai singoli parlamenti, non da un super-Stato comandato dalla von der Leyen, dalla Commissione europea.

La Gran Bretagna ha sempre avuto uno stretto legame con gli Stati Uniti. In questa fase, in cui Trump separa gli interessi Usa da quelli europei, gli Stati Uniti resteranno un punto di riferimento per Londra? Gli inglesi sono stati incaricati, in qualche modo, di tenerci sotto sorveglianza?

La Gran Bretagna ha sempre avuto un po’ questo ruolo di rappresentante in Europa degli interessi statunitensi, anche per una questione culturale. L’arrivo di Trump qualche problema lo pone perché è un “animale strano”, capire come la pensa non è facile. Gli inglesi manterranno il loro ruolo: la loro forza dipende da quello. Penso che continueranno a esercitare questo potere di intermediazione, di rappresentanza per conto degli USA.

Invece, per quanto riguarda la NATO, che futuro vede?

La NATO doveva morire 30 anni fa, quando è caduto il muro di Berlino. Poi c’è stata la guerra nei Balcani, che ha consentito di ricostruire un “muretto” in Bosnia; quindi ce n’è stato un altro realizzato fra il Kosovo e la Serbia. E poi sono cominciate le operazioni di pace, per trasferire il nostro modello anche in altri Paesi, per insegnare la democrazia agli afghani facendoli votare. Trump, invece, accetta il fatto che il mondo è più complesso e che ci siano anche regimi autocratici, teocratici, e parla con tutti, addirittura con Hamas. Credo sia possibile una riduzione della presenza americana, quel tanto che servirà a Trump per mantenere il controllo.

(Paolo Rossetti)

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI