Omicidio Cinzia Pinna, Roberta Bruzzone parla di Emanuele Ragnedda: "Voleva annientarla, si sentiva onnipotente. Dama Nera? Inquietante...". E sui genitori
Non c’è alcuna paura dietro l’omicidio di Cinzia Pinna, bensì volontà di dominio: è questa l’idea che si è fatta Roberta Bruzzone, che a La Nuova Sardegna ha parlato del caso e di Emanuele Ragnedda, imprenditore 33enne che ha confessato il delitto. Per la criminologa non regge il disegno del buon samaritano: non voleva aiutare la ragazza caricandola in auto, aveva invece “individuato un soggetto fragile, facilmente manipolabile“, quindi ha voluto condurla nella sua ‘tana’.
La sua ipotesi è che abbia avanzato una richiesta di natura sessuale e che la ragazza abbia opposto un rifiuto. “Tre colpi sparati al volto non sono una reazione di paura, ma un atto di annientamento“. Per quanto riguarda l’occultamento del cadavere, per la psicologa forense è la dimostrazione della “piena consapevolezza della gravità” dell’accaduto.
Bruzzone ne ha parlato in un’intervista a La Nuova Sardegna in cui si è soffermata anche sul tentativo di fuga in mare, che considera il gesto di chi in quel momento non era in grado di gestire la pressione. Infatti, avrebbe provato a fingere normalità in pubblico, ma poi è crollato quando ha sentito la pressione da parte degli inquirenti.
DALLA DROGA ALLA DAMA NERA: L’ANALISI DI ROBERTA BRUZZONE
Roberta Bruzzone ridimensiona anche il ruolo della droga e dell’alcol nel caso, perché non sono cause, ma “amplificatori di impulsi“, in particolare se il soggetto ha una “personalità narcisistica e con senso di onnipotenza“, come nel caso di Emanuele Ragnedda.
Secondo la criminologa, l’uomo voleva far valere la sua posizione, visto che si sentiva superiore, quindi si è disfatto di Cinzia Pinna “come fosse un giocattolo rotto“. Tornando alla droga, può disinibire, ma non ha un ruolo nella capacità di scelta, dunque non può eliminare le responsabilità né rappresentare un alibi o una giustificazione.
A inquietare Bruzzone è la questione del favoreggiamento da parte della cosiddetta “Dama Nera”, perché è evidente per lei che quel rapporto non sia sentimentale, ma tossico e basato su interessi. La donna non sta proteggendo Ragnedda, ma l’investimento economico che rappresenta, è la convinzione dell’esperta.
OMICIDIO CINZIA PINNA, I PROBLEMI DI EMANUELE RAGNEDDA E I GENITORI
Nell’intervista Bruzzone esclude che Emanuele Ragnedda potesse essere aiutato, perché non avrebbe mai chiesto aiuto, peraltro aveva tutto, quindi era anche convinto di non avere bisogno di nulla. “Chi si crede onnipotente non chiede aiuto“. La criminologa ha apprezzato la presa di posizione della mamma di Ragnedda, ritenendola consapevole dei problemi del figlio, mentre il padre ha assunto una posizione diversa, negando l’evidenza. Pur comprendendo l’amore paterno, la psicologa forense critica quell’eccesso di protezione che cela una forma di cecità, che peraltro è pericolosa, visto che è il rischio è di “perpetuare il suo abisso“.