Il camionista tedesco che ha ucciso Davide Rebellin, ciclista italiano, sarà estradato. Wolfgang Rieke, questo il nome dell’uomo accusato di omicidio stradale, travolse l’azzurro lo scorso 30 novembre. A deciderlo è stato il Tribunale di Hamm che ha dato il via libera alla richiesta della Procura di Vicenza. L’incidente che stroncò la vita del classe 1971 avvenne lo scorso autunno a Montebello Vicentino, in provincia di Vicenza. Qui il campione morì a causa dei gravi traumi subiti nello schiacchiamento. L’impatto con il campione, infatti, gli provocò gravissime lesioni interne.
Rieke è stato arrestato in Germania lo scorso giugno, in esecuzione del mandato di arresto europeo con la duplice accusa di omicidio stradale e omissione di soccorso. Come spiegato dal legale difensore al Corriere della Sera, l’uomo “È disponibile a collaborare con le autorità e non ha alcuna intenzione di sottrarsi al procedimento giudiziario: rispettiamo le decisioni dei magistrati ma in questi otto mesi Rieke è sempre rimasto a casa, in Germania, e non fa neppure più il camionista”.
La ricostruzione
Il ministero italiano e quello tedesco dovranno adesso occuparsi del trasferimento di Rieke dalla Germania a Vicenza. Il giorno dell’incidente, il camionista era alla guida del tir: secondo la ricostruzione, non avrebbe inserito la freccia che avrebbe attivato la telecamera esterna ed il monitor sul mezzo, vedendo così il ciclista. Davide Rebellin invece si stava allenando lungo la Regionale 11. Una telecamera, di un ristorante vicino al luogo dell’incidente, ha invece ripreso tutto.
Come riporta invece il Corriere della Sera, nelle carte dell’inchiesta si legge che “Immediatamente dopo l’urto con il ciclista, il mezzo effettua un evidente sobbalzo“. Rieke in quel momento si avvicina “ai resti della bicicletta per poi avvicinarsi anche alla salma“. Per diversi minuti, cerca di cancellare le prove. Poi riparte “a velocità sostenuta”, lasciando sulla strada il cadavere del ciclista. Nel rientrare in Germania, il camionista “ha evitato le arterie stradali e autostradali principali in modo da raggiungere il proprio Paese passando per rotte secondarie, così evitando i controlli che nel frattempo erano stati predisposti”.