Omicidio Lorys Stival, cos'è successo: tappe dal delitto di Santa Croce Camerina alle sentenze che hanno condannato Veronica Panarello a 30 anni di carcere

La puntata di “Nella mente di Narciso” di Roberta Bruzzone su Veronica Panarello affronta inevitabilmente il delitto di Santa Croce Camerina, perché la donna è stata condannata per l’omicidio del figlio Lorys Stival. Dunque, è anche l’occasione per ricostruire le tappe e capire cos’è successo, fino alle sentenze appunto di condanna della mamma della vittima. Tutto ebbe inizio il 29 novembre 2014, quando Veronica Panarello denunciò la scomparsa del figlio, dichiarando di averlo accompagnato a scuola quella mattina e di non averlo più trovato all’uscita.



Poche ore dopo, però, il corpo senza vita del piccolo fu ritrovato in un canalone, da un uomo del posto. L’autopsia stabilì che il bambino era stato strangolato, probabilmente con delle fascette di plastica. In un primo momento si ipotizzò che il delitto fosse opera di un “orco”, ma presto questa pista venne smentita: non vi erano infatti prove medico-legali che confermassero un’aggressione di tipo sessuale.



Veronica Panarello dopo la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Catania (Foto 2018 ANSA/ORIETTA SCARDINO)

Pochi giorni dopo, dalle immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza emersero diverse incongruenze rispetto al racconto della mamma. Le sue dichiarazioni non coincidevano con gli orari e i movimenti mostrati dai filmati. Il 9 dicembre, la donna fu quindi fermata con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere, anche se continuò a proclamarsi innocente.

OMICIDIO LORYS STIVAL, L’ARRESTO E IL RITO ABBREVIATO

Il 12 dicembre 2014, il gip di Ragusa, Claudio Maggioni, convalidò il fermo e dispose la custodia cautelare in carcere di Veronica Panarello. La decisione venne poi confermata dal Tribunale del Riesame di Catania il 3 gennaio successivo, e a maggio anche dalla Corte di Cassazione, che riconobbe la presenza di “gravi indizi di colpevolezza”.



Nel novembre di quell’anno Veronica cambiò per la prima volta versione, ammettendo di non aver portato il figlio a scuola, ma dicendo di non ricordare cosa fosse accaduto. Pochi giorni più tardi, fornì un nuovo racconto: secondo lei, il figlio sarebbe morto accidentalmente, strangolandosi da solo mentre giocava con le fascette elettriche.

La donna chiese di essere processata con rito abbreviato, condizionato a una perizia psichiatrica, ma la svolta più clamorosa arrivò nel febbraio 2016, quando accusò direttamente il suocero, Andrea Stival, sostenendo che fosse lui il vero assassino. Dichiarò di aver avuto una relazione segreta con il suocero e che Lorys avrebbe scoperto tutto, minacciando di rivelarlo al padre. Per questo motivo, secondo la sua versione, il nonno avrebbe ucciso il bambino.

IL PROCESSO PER IL DELITTO DI SANTA CROCE CAMERINA

Alla luce di queste accuse, anche Andrea Stival venne indagato per omicidio in concorso, sospetti poi caduti, infatti la verità processuale ha stabilito che è Veronica Panarello il killer (e peraltro quest’ultima è stata condannata anche per calunnia). Ai fini della condanna, fu decisiva la perizia psichiatrica che stabilì che l’imputata presentava una personalità non armonica, ma era comunque pienamente capace di intendere e di volere, dunque perfettamente responsabile delle proprie azioni. Pertanto, il processo di primo grado si concluse con la condanna a 30 anni di carcere, come richiesto dalla procura di Ragusa, per omicidio premeditato e occultamento di cadavere, con una sentenza che è stata confermata anche nei successivi gradi di giudizio.