Il Pianeta sull’orlo di un “apartheid climatico”. E’ una definizione forte quella utilizzata da Philip Alston, relatore speciale dell’Onu, nel lanciare l’allarme sull’estrema povertà, ma che dà l’esatta portata delle conseguenze a cui il mondo sta andando incontro se non si deciderà ad invertire in fretta la rotta. Come riportato da Tgcom 24, Alston, nel suo rapporto al Consiglio dei diritti umani non fa sconti e giudica le misure adottate dalle Nazioni Unite “palesemente inadeguate” e non sufficienti a salvare la Terra dal “disastro imminente”. Il concetto chiave del rapporto firmato dall’australiano Alston, facente parte di un gruppo di esperti indipendenti dell’ONU, basato sulle ultime ricerche scientifiche e presentato a Ginevra, è che saranno i poveri del mondo ad essere colpiti più duramente dall’aumento delle temperature, dalla potenziale penuria di cibo e dai conflitti che potrebbero accompagnare il cambiamento climatico.
ONU, “PIANETA RISCHIA APARTHEID CLIMATICO”
Spetta soprattutto ai grandi del Pianeta salvaguardare il futuro dei più deboli per evitare un “apartheid climatico”: ma avranno questa lungimiranza. Nel rapporto di Philip Alston viene previsto che le nazioni in via di sviluppo soffriranno almeno il 75% dei costi dei cambiamenti climatici, sebbene la metà più povera della popolazione mondiale generi solo il 10% delle emissioni di CO2. Insomma: i poveri sconteranno le cattive condotte dei più ricchi. Il relatore ha messo in guardia:”Il cambiamento climatico minaccia di annullare gli ultimi 50 anni di progressi nello sviluppo, nella salute globale e nella riduzione della povertà” e “potrebbe condurre oltre 120 milioni di persone in più in povertà entro il 2030. Ancora oggi – ha aggiunto – troppi Paesi stanno facendo passi miopi nella direzione sbagliata”.