Nando Pagnoncelli interviene ad Avvenire sul dibattito Chiesa e Covid: il ruolo dei credenti cattolici e dell'istituzione può essere più importante.
PAGNONCELLI: “IMPEGNO CATTOLICI PERCEPITO COME ATTO DOVUTO DALLA SOCIETÀ”
Chiamato a portare un esempio della suddetta “frammentazione”, Nando Pagnoncelli dichiara: “Pensi al tema dei migranti. Quando papa Francesco come primo viaggio si recò a Lampedusa tra i credenti la percentuale dei pareri positivi era molto alta. Una settimana dopo allo stesso campione di cattolici richiesto di esprimersi sui respingimenti in mare, registrava una elevata percentuale favorevole. Ecco un esempio di scollamento tra i diversi frammenti dell’identità, che sembrano essere vasi non comunicanti tra loro“. Eppure i cattolici che si impegnano nel sociale e nel mondo del volontariato non mancano, anzi: “È vero, c’è una notevole partecipazione dei cattolici al mondo del volontariato. C’è nei credenti una forte attitudine, più degli altri, a darsi, a fare nel “sociale”. Ma anche qui il rischio è di trovarsi davanti a un altro frammento identitario, lasciando forse ai margini la consapevolezza da parte di non pochi credenti di cosa voglia dire oggi essere credenti nella vita quotidiana. Se ci si impegna per tradizione? No, per volontà. Ma il tutto viene percepito – soprattutto dagli altri – come un atto dovuto, scontato, è quasi naturale che la Chiesa faccia così. Ma dare per scontato qualcosa comporta spesso la perdita del valore che c’è dietro a questo impegno. Come dire che la Chiesa o il credente “devono” fare così, non che “vogliono” farlo“.
PAGNONCELLI: “CATTOLICI POSSONO ESSERE PROTAGONISTI, MA DEVONO CREDERCI”
L’assenza di centralità dei credenti nella società odierna è ancora più visibile nella politica: “E pensare che proprio in questo momento storico – spiega Pagnoncelli – i credenti e la Chiesa avrebbero davvero molto da dire, a iniziare dal concetto di Bene comune, che nasce proprio in campo cristiano. Siamo davanti a un bivio: uscire dalla crisi costruendo progetti per il Paese di domani; o limitarsi ad azioni per uscire dalla crisi senza pensare al futuro“. I temi sui quali impegnarsi, come detto, non mancano: “Metterei al primo posto la sostenibilità, che significa immaginare un mondo futuro abbandonando gli aspetti critici del passato. E questo tema porta con sé scelte attente e coerenti con il bene comune. Come spendere i soldi che vengono stanziati: per tutti o secondo le necessità vere? Mettere in campo politiche che affrontino davvero l’attuale divisione tra “garantiti” e “non garantiti”. L’uso responsabile delle risorse. La lotta all’evasione fiscale. O le politiche per la natalità con il sostegno ai giovani perché trovino lavoro, casa e possano mettere su famiglia. Senza dimenticare il tema dell’educazione e della formazione che passa, per esempio, attraverso l’attività degli Oratori, realtà aperta a tutti dove inclusione e accoglienza trovano letteralmente cittadinanza. O il ricorso ai vaccini legato al concetto del senso civico, e il green pass come atto di responsabilità e di solidarietà. Certo, per molti di questi temi, servono atti di governo, ma il singolo credente è chiamato a riflettere sul proprio comportamento su alcuni aspetti che hanno il Bene comune come finalità. E riflettendo scoprirà di avere molto da offrire“. Insomma, conclude Pagnoncelli, “la Chiesa ha tutte le potenzialità per essere ancora più significativa nella società di oggi. E i cattolici devono crederci per primi“.
