Secondo il professor Giorgio Palù, numero uno dell’Aifa, bisognerebbe far scattare fin da subito la somministrazione della terza dose per tutti gli over 60, la fascia di popolazione storicamente più a rischio, ancor di più in questo periodo di stagioni fredde. «E’ giusto – ha affermato ieri lo stesso Palù, parlando con i microfoni del Corriere della Sera – considerare la somministrazione dell terza dose di richiamo, detta booster, anche alle fasce di popolazione attualmente non indicate come prioritarie per età». Quindi ha meglio specificato: «Dopo immunodepressi, per i quali è prevista una terza dose aggiuntiva ad un mese di distanza dalla seconda, ospiti di RSA, over 80 e operatori sanitari abbiamo poi individuato gli over 60 come persone che dovrebbero ricevere il booster almeno 6 mesi dopo aver ricevuto le prime due, anche in associazione con il vaccino anti-influenza stagionale. Questo per rafforzare la risposta immunitaria anti-SARS-CoV-2 che, si è visto, tende a scendere nel tempo dopo il ciclo primario».
In seguito si procederà poi con la somministrazione del richiamo anche alle fasce di età inferiore, fino ai ventenni, ma il calendario verrà deciso cammin facendo: «Penso che man mano che la campagna vaccinale andrà avanti, sarà opportuno indicare il richiamo agli over 50, successivamente agli over 40 e così via fino ai ventenni. Ma questo avverrà sulla base di scelte che verranno attuate alla luce dei risultati di studi pubblicati ed in corso di pubblicazione. Per il momento l’attenzione si è concentrata sugli ultra sessantenni perché tra i 60 e 70 anni il rischio di un evento fatale se si contrae il Covid è dell’1,8-2% e sale fino al 18-20% nelle decadi successive soprattutto in presenza di comorbosità come malattie respiratorie, cardiovascolari, diabete, obesità».
PALU’ E IL CASO GRAN BRETAGNA: “SBAGLIATO CONFRONTARE I DATI”
In Gran Bretagna i casi hanno superato negli ultimi giorni quota 50mila, cifra più alta dal mese di luglio, ma secondo Giorgio Palù non si deve fare un confronto con l’Italia: «E’ sbagliato confrontare la situazione della Gran Bretagna alla nostra. In Italia, oltre ad aver vaccinato oltre l’82% della popolazione sopra i 12 anni, non abbiamo mai dismesso le misure di protezione individuale, le mascherine, rimaste obbligatorie nei luoghi chiusi e all’aperto in caso di assembramenti. Una maggiore copertura vaccinale, non aver posticipato la seconda dose, rispetto del distanziamento, adozione del green pass, hanno poi fatto la differenza».
E a proposito di Gran Bretagna, sta circolando una variante Delta Plus che sarebbe più contagiosa rispetto al suo ceppo, ma anche in questo caso Palù ha cercato di rassicurare: «Non preoccupa. È una sub variante della Delta, presenta due mutazioni una delle quali già nota. Circola in Gran Bretagna e non è diventata predominante. Pare sia più contagiosa del 10%, ma non ci sono studi che avvalorino questa ipotesi. È stata isolata anche in Italia. Per ora siamo tranquilli e i centri di controllo non la reputano oggetto di preoccupazione e di indagini ulteriori».